Uno schizofrenico che utilizza farmaci puo avere le stesse capacità lavorative di un qualsiasi dipendente?

maria

presso la mia ditta ha lavorato per diversi anni mia cugina affetta da schizofrenia, alternando momenti uforici a momenti di pianto, scappando dal posto di lavoro, con grave capacita produttiva ecc. di manualita e responsabilità. Vengo pero accusata di esssermi approfittata e che le sue capacita lavorative erano al pari di una qualsiasi dipendente. chiedevo a voi esperti se un schizofrenico che utilizza farmaci puo avere le stesse capacita lavorative di un qualsiasi dipendente?

5 risposte degli esperti per questa domanda

Salve Maria, è difficile rispondere in maniera inequivocabile ed esaustiva alla tua domanda. Occorre ed è importante conoscere il paziente e le sue risorse. Conosco persone affette da Schizofrenia, curate con farmaci che svolgono bene il loro lavora. E' comunque vero che sono più fragili e lenti nello svolgere il loro lavoro, che vanno stimolati e motivati. Non posso parlare in generale poichè i sintomi della schizofrenia sono molteplici e diversi. Solitamente se la cura farmacologica è accompagnata anche da una psicoterapia il controllo della malattia e piuttosto buono e il paziente può avere uno stile di vita buono. saluti
Buongiorno Maria, alla Sua domanda non è semplice rispondere poiché la diagnosi di ‘schizofrenia’ va valutata di soggetto in soggetto ed ogni persona reagisce con modalità molto diverse e peculiari. Non so se Lei ha visto il film ‘Beautiful Mind’, storia biografica del matematico J.Forbes Nash, affetto da schizofrenia che riesce a prendere il Premio Nobel per l’Economia; è un film paradigmatico, se non lo ha visto Le consiglio di vederlo. Ci sono persone afflitte da schizofrenia che per lunghi periodi possono tranquillamente svolgere un’attività lavorativa; ci sono persone, invece, che non vi riescono assolutamente e seppure fanno dei piccoli lavori devono essere anche aiutati e/o controllati. Alcuni parametri che possono fare la differenza tra un ‘qualsiasi dipendente’ e chi invece ha una ‘diagnosi di schizofrenia’ potrebbero essere le valutazioni/obiettivi raggiunti a fine anno ed i periodi (più o meno lunghi) di assenza per malattia. Purtroppo non ritengo sia eticamente corretto poter esprimere un giudizio obiettivo sulle capacità lavorative di un soggetto ‘schizofrenico’ senza conoscere almeno l’anamnesi clinica, i farmaci assunti, anamnesi familiare, relazionale ed altro. Spero comunque di esserLe stata un po’ utile e La saluto cordialmente.
Dipende da quanto tempo dura il disagio o malattia. E dipende anche dalla diagnosi. Ciò che definisce la condizione "schizofrenica" è la presenza del “delirio” cioè una condizione di confusione in cui sono intaccate il pensiero, la memoria, la cognizione. Episodi deliranti possono essere presenti nella psicosi maniaco-depressiva, in stati di alterazione dovuti all'assunzione di droghe ed anche in molte situazioni comuni. Un'esperienza di stress prolungata, ad esempio un ricovero coatto oppure rimanere bloccati per molto tempo in una situazione esperienziale claustrofobica per la persona, può provocare stati deliranti. A volte, anche le persone "sane" hanno episodi perturbanti per cui si spaventano, e temono di avviarsi verso un declino pericoloso. Le capacità lavorative di una persona che abbia avuto episodi schizofrenici possono quindi dipendere dal tempo in cui si è diagnosticato il disturbo, dalle cure prestate, dalle reazioni dell'ambiente. Certo che l’assunzione di farmaci modifica profondamente la percezione che la persona ha di se stessa e del proprio ambiente, i farmaci sono stati studiati proprio per modificare lo stato psichico. In alcuni casi possono portare a un rallentamento psicofisico, per cui la persona si sente come "ingabbiata" in una corazza. Dipende da farmaco a farmaco, in questi ultimi anni molti progressi sono stati compiuti in questa direzione e i farmaci di nuova generazione hanno perso gli effetti collaterali di un tempo. Che farmaci assume sua cugina? Gli episodi deliranti sono stati sporadici? Prevale la forma delirante o gli episodi maniaco-depressivi sono in primo piano? Gentile Maria, per poterla aiutare a comprendere più in profondità la situazione che sta vivendo, proverei a chiederle quanto la presenza della cugina nella sua ditta l'abbia spaventata, quanto lei possa aver temuto quel grado di parentela che c'è tra di voi. Sua cugina è stata una sua dipendente, ma continua a essere sua cugina, in più è una persona che sta/è stata male. La sofferenza psichica fa parte dell'essere umano, lei potrà decidere di allontanarla e tenerla a distanza, ma non avrà allontanato da sé e dal suo ambiente la possibilità di poterla ancora incontrare sul proprio cammino. E' una possibilità per tutti.
Dott.ssa Mirella Caruso

Dott.ssa Mirella Caruso

Roma

La Dott.ssa Mirella Caruso offre supporto psicologico anche online

Direi di no.Concordo con le opinioni delle colleghe.
Cara Maria, il lavoro protetto è oggi una piaga del nostro sistema sociale in quanto, nessuno lo mette in atto nonostante ci sia una legge precisa! Queste persone vanno aiutate ad inserirsi nella società in tutto e per tutto anche, quindi, nel processo produttivo-lavorativo. Per un datore di lavoro, sono tante le preoccupazioni, capisco... per questo occorre un lavoro di concertazione tra le parti sanitarie e quelle lavorative. Alla presa in carico "terapeutica" occorre anche valutare l'idoneità in base alla tipologia di lavoro da svolgere, individuando quelle mansioni che possono essere più adeguate al disagio/difficoltà attuale del lavoratore "protetto". La salute, come il lavoro, sono un diritto di ogni essere umano che va sostenuto in tutti i modi possibili.