Attacchi di panico e paura di morire

Laura

Salve, sono una ragazza di 22 anni ed è da circa 3 anni che purtroppo soffro di attacchi di panico. Premetto che ancor prima che mi venissero questi attacchi ho sempre sofferto di ansia. Sono da sempre una persona ansiosa ma quella che avevo prima era più un'ansia che ancora oggi definisco "normale", perché rispetto a quella che provo da 3 anni non era un'ansia che limitava la mia vita e le mie scelte, e soprattutto era un'ansia che aveva un valido motivo per esserci, ad esempio prima di un'interrogazione o un compito in classe. Persino i sintomi erano molto più gestibili (leggere palpitazioni, mani che sudavano e paura di sbagliare) ed infatti ammetto che spesso é stata proprio quell'ansia a permettermi di mettercela tutta in quelle situazioni.

Vorrei essere breve e concisa, davvero, ma penso che per dare la giusta spiegazione a ciò che sto vivendo dovrei almeno dire un'altra cosa di me: Non vivo in una buona condizione familiare. Sin da bambina ho sempre provato questo grande senso di vuoto e di solitudine, dovuto alle tante ore che mia madre passava a lavoro e non con me e mia sorella e, soprattutto, al suo totale disinteressamento verso di me quando invece era presente. Mia madre mi ha sempre ignorata quando ero bambina, focalizzandosi invece molto su mia sorella e questo ha fatto nascere tanti aspetti negativi del mio carattere che purtroppo ho tutt'ora, come la poca (per non dire assente) fiducia in me stessa, bassa autostima, odio verso il mio corpo e il mio carattere e paura costante di venire abbandonata /sostituita dalle persone a cui tengo.
Come se non bastasse, quando ho iniziato a crescere e quindi a non essere più una bambina, il mio rapporto con lei è peggiorato notevolmente. Sono passata da esserle indifferente a diventare per lei il bersaglio preferito per i suoi sfoghi. Ogni volta che ha una brutta giornata (a lavoro o in generale) fa di tutto per litigare con me, alzando la voce fino a sbraitare ed offendendomi pesantemente utilizzando parole che hanno l'effetto da lei desiderato, ovvero farmi piangere.

La sua offesa preferita da dirmi è sempre stata "Hai problemi mentali". Me l'ha ripetuta così tante volte che alla fine ho iniziato a crederle ancor prima di iniziare a soffrire di attacchi di panico (ed il fatto che io adesso abbia davvero dei problemi mentali ed abbia bisogno di psicologi non fa altro che alimentare in me questa idea).

Con mio padre ho un buon rapporto, fortunatamente, l'unico problema è che è sempre stato succube di mia madre e spesso invece di difendermi dalle sue offese ingiustificate l'assecondava o decideva di tacere e di non intervenire. E il suo fingere indifferenza dinnanzi ad un palese abuso psicologico mi ha sempre ferita.

Con mia sorella ho sempre avuto un rapporto particolare. Ci sono stati periodi felici e di immenso affetto tra di noi, quasi sempre interrotti da dei suoi comportamenti scorretti nei miei confronti. Ha più volte provato a farmi litigare con dei ragazzi o con delle mie amiche, dicendogli cose su di me non vere, ed ha sempre avuto la tendenza ad impicciarsi nei miei affari (entrando spesso nei miei account per vedere i miei messaggi e una volta addirittura si finse me per scrivere a quello che un tempo era il mio migliore amico per farmi passare per una s*****a).

Insomma, questa è da sempre la mia situazione familiare ed è solo grazie alle varie psicologhe che mi hanno seguito se so che: Ho una madre narcisista ed anaffettiva, un padre succube e una sorella altrettanto narcisista nonché "figlia d'oro" di mia madre, mentre io sarei la figlia bersaglio.

Il primo attacco di panico che ho avuto, è capitato in un periodo per me molto stressante e particolare. Prima di tutto era un periodo in cui ho avuto molti litigi con mia madre e quindi molte offese da parte sua e molti pianti. In quel periodo mi sentivo una fallita perché non solo non ero riuscita ad entrare nell'università che volevo (mentre tutte le mie amiche si) ma non riuscivo nemmeno a trovare un lavoro, e per di più il corso privato che stavo frequentando (perché costretta da mia madre) mi stava prosciugando l'energia (la mattina dovevo fare tirocinio, il pomeriggio seguire il corso e la sera dovevo studiare).

Come se non bastasse, in quel periodo mia sorella fu operata di appendicite ed ero molto preoccupata per lei.

È stato in quei giorni che ho iniziato ad avvertire un costante dolore e peso all'altezza del petto, e la goccia che ha fatto traboccare il vaso fu la morte di un signore per arresto cardiaco. Ricordo che mia madre disse che l'ultima cosa che questo signore aveva fatto prima di morire era stata cercare su internet "dolore al petto e sudorazione", ed é lì che mi si è insinuata nella mente la paura di poter morire anch'io di infarto da un momento all'altro. Ricordo di aver iniziato a pensare costantemente al dolore al petto che avvertivo da giorni, chiedendomi "e se ti stesse per venire un infarto?", e dopo qualche giorno, mentre ero impegnata a piegare i panni e non stavo pensando a niente...ho avvertito tutti insieme i sintomi di un attacco cardiaco.

All'epoca non avevo idea dell'esistenza degli attacchi di panico e quindi ovviamente il mio primo pensiero è stato che stessi per morire di arresto cardiaco. Sono stata portata al pronto soccorso dai miei vicini di casa (dato che ero a casa da sola) e da allora la mia vita è cambiata drasticamente.

Ho visto tanti psicologi, ho assunto anche farmaci per un po' ma poi ho deciso di interrompere almeno la cura farmacologica perché non volevo sentirmi bene grazie ai farmaci, volevo Stare bene grazie a me stessa.

Ho parlato tanto della mia famiglia con loro, tutti hanno trovato in mia madre la causa dei miei attacchi di panico, e in qualche modo sapere da loro che al mondo purtroppo esistono anche madri cattive come la mia e che quindi non fosse mia la colpa di quel suo odio verso di me mi ha aiutata a stare meglio, ed infatti questa realizzazione e gli esercizi di respirazione insegnatami da una di queste psicologhe mi hanno portata a diminuire di molto il numero e l'intensità dei miei attacchi di panico.

Adesso mi vengono di rado, e quando mi vengono riesco sempre a farmeli passare con la respirazione (e quando non ci riesco, semplicemente provo ad aspettare che passino da soli), ma la paura di morire di arresto cardiaco non mi è affatto passata.

Ed è questo il mio problema.

Non la mia famiglia, non gli attacchi di panico, ma questa fobia che mi porto dietro da 3 anni.


Ogni giorno penso alla morte, ogni giorno mi ritrovo a fare più preghiere perché ho paura di morire di infarto, ogni volta che sento qualcuno raccontare di una persona che è morta di infarto puntualmente inizio a provare tutti i sintomi sulla mia pelle e mi viene da piangere e da urlare.
Controllo assiduamente i battiti del mio cuore. Batte troppo veloce? Mi preoccupo.
Batte troppo piano? Mi preoccupo.

Se salgo le scale o se faccio un qualsiasi altro sforzo fisico temo che possa venirmi un attacco di cuore.
Quando sono alla guida penso che potrebbe venirmi un attacco di cuore.

Perché un attacco di cuore può venire sempre, in ogni momento, a qualsiasi età, non ti dà il tempo di far nulla ed è per la maggioranza dei casi mortale.

Io davvero non so come fare. Mi sento pazza, perché so che la gente normale non pensa a queste cose ma vive e basta, così come vivevo io prima di questi attacchi di panico e prima che questa fobia si insinuasse in me. Vorrei potermi aprire il cervello e cancellare per sempre il ricordo di quell'uomo morto di infarto 3 anni fa, perché magari se non avessi mai sentito quella cosa e non mi fossi impressionata non mi sarebbe mai venuto quell'attacco di panico, quindi di conseguenza non avrei nemmeno mai provato sulla pelle le sensazioni di un infarto, non sarei mai finita in ospedale, non avrei mai dovuto prendere antidepressivi per un po' e a quest'ora forse sarei ancora una ragazza normale. Con un'ansia normale.

Chiedo aiuto e consiglio a voi, perché purtroppo nessuna delle psicologhe con cui ho avuto un percorso é stata in grado di aiutarmi su questo. Sugli attacchi di panico sì, sui problemi familiari anche, ma non su questa fobia.

Aggiungo anche che la psicologa con cui mi stavo attualmente vedendo, è scomparsa all'improvviso. Non ho avuto più sue notizie e ci sono rimasta male, perché mi ero affidata a lei e avrei voluto almeno una spiegazione sul perché non voler continuare con me.

Spero che voi conosciate qualche metodo o qualsiasi altra cosa per aiutarmi a superare questa fobia, perché è una cosa di cui mi vergogno anche solo a parlare con i miei amici o la mia famiglia perché ho sempre paura che mi prendano per pazza ed esagerata...

Vi ringrazio in anticipo e mi dispiace di aver scritto così tanto

3 risposte degli esperti per questa domanda

Gentile Signorina,

la Sua storia clinica evidenzia un equivoco: tutti i problemi psicologici dei quali parla non sono un disturbo, ma i sintomi di un disturbo, che riguarda chiaramente tutta la personalità, nel presente come nella Sua storia personale.

L'unica soluzione è - non ve ne sono altre - affrontare la psicopatologia della quale soffre (di cui Lei descrive soltanto i sintomi, ma che non conosce nella sua essenza) – su tempi lunghi - attraverso una psicoterapia, che risolva le radici del suo male e, di conseguenza, anche i suoi sintomi.

Le invio cordiali saluti.

Cara Laura,

lei ha preso uno spavento importante. Lo spavento non ha solo correlati mentali, ha anche un corrispondente fisico, e del fisico quindi bisogna curarsi per poter curare anche l'aspetto psicologico, come lei ha già ben constatato utilizzando le tecniche di training autogeno che le sono state insegnate.

Trovi una/un buon omeopata unicista. Non so se ce ne sono a Caserta, a Napoli sicuramente sì. Lei aveva già un terreno predisposto a soffrire di paura (i sintomi delle interrogazioni) e uno spavento più grande ha accentuato in modo importante il suo malessere. Il rimedio che le serve è probabilmente quello che si usa per il track da palcoscenico, ma è ovviamente preferibile che sia un omeopata a valutarlo.

Per la sua problematica con la mamma, le consiglio di leggere "Specchio delle mie brame" di Maria Cristina Barducci. Quando desidererà e avrà la disponibilità per intraprendere un buon percorso di psicoterapia del profondo, si rivolga a qualcuno che sia esperto nei disturbi dell'attaccamento.

Si faccia coraggio e proceda: nonostante la grande paura, la sua lettera è lucida e molto precisa. Lei è di ottima stoffa, non si arrenda. In bocca al lupo.

Salve Laura

Mi dispiace molto. Mi dispiace molto che anche in terapia abbia sperimentato l'abbandono. 

Se vuole ci possiamo sentire per telefono così mi spiega come fa una Psicoterapeuta a sparire senza dare spiegazioni e vediamo anche se è una professionista seria.

Per quanto riguarda la sua situazione mi auguro che lei possa essere aiutata a non percepirsi più come vittima della sua famiglia. 

Mi dica se vi vogliamo sentire telefonicamente. 

Buon pomeriggio