Devo proseguire con la cura?

Maria Antonietta

Buongiorno dottori ho da poco intrapreso la terapia con entact da 5g al mattino e 5g di olanzapina la sera per attacchi di panico e pensieri ossessivi che ho notato mi passano all improvviso che dite devo proseguire con la cura? Ho paura che non mi passi piu anche se mi passa senza preavviso

7 risposte degli esperti per questa domanda

Gentile Maria Antonietta, essendo io una psicologa/psicoterapeuta non posso sicuramente esprimermi per ciò che riguarda una cura farmacologica. Mi viene certamente da chiedermi come mai stia ponendo una domanda da porre ad un medico /psichiatra in una sezione dedicata, maggiormente, agli psicologi. Dal mio punto di vista professionale le consiglio di affiancare all' eventuale cura farmacologica un percorso di psicoterapia. Gli attacchi di panico arrivano per vari motivi, comprenderli ed affrontarli è l' unico vero processo di cura e guarigione. Ciò che noi definiamo sintomi, per quanto spaventosi, sono soltanto un campanello che suona, per avvertire che bisogna cambiare qualcosa nella nostra vita, che stiamo percorrendo una strada sbagliata. Inoltre, nel tempo, rendersi conto che si ha bisogno del farmaco, per stare bene, indebolisce la nostra autostima.

Cari Saluti

 

Buongiorno Maria Antonietta, per informazioni relative alla terapia farmacologica deve rivolgersi al medico che gliel'ha prescritta. Noi psicologi non possiamo fornire indicazioni in merito ai farmaci.

Le faccio presente che per i problemi di panico ed ossessivi solitamente è preferibile non limitarsi esclusivamente alla terapia farmacologica, ma eventualmente affiancarla ad una terapia con uno psicologo o con uno psicoterapeuta. 

Buongiorno a lei.

Chi le ha prescritto questa terapia?

Sarebbe sempre utile proseguire in maniera regolare una terapia farmacologica e contattare il medico di riferimento che le ha prescritto la cura per poter valutare eventuali modificazioni, seguendo accuratamente il giudizio medico, anche perché in questo modo potrà chiarire eventuali ulteriori domande che le potrebbero sorgere in base al farmaco e l'effetto sui sintomi.

Deve assolutamente continuare la cura almeno 9-12 mesi per stabilizzare i miglioramenti sintomatologici. Non si deve interrompere appena si sta meglio o quando non si vedono effetti positivi perché non è ancora passato il tempo necessario alla reazione farmacologica. È importante abbinare ai farmaci, i colloqui psicologici per gestire l'ansia anticipatoria e curare le cause profonde del suo malessere. Auguri

Salve Maria Antonietta

Ovviamente non le posso che rispondere che deve proseguire con la cura. Ma mi permetta di chiederle se sta facendo una psicoterapia, assolutamente importante in queste situazione.

Purtroppo 5 goccine di qualsiasi cosa, anche di una pozione miracolosa, non possono risolvere gli attacchi di panico e i debilitanti pensieri ossessesivi. Quindi le consiglio vivamente di rivolgersi ad uno psicoterapeuta, ovvero psicologo specializzato in psicoterapia.

Se fosse già in psicoterapia mi chiedo come mai non ha chiesto al suo terapeuta rispetto alla cura farmacologica?

Inoltre le chiedo chi le ha prescritto questa terapia psicofarmacologica? la sta seguendo uno psichiatra oppure solo il medico di base?

Attendo le sue risposte. Saluti

Gentile sig.ra Maria Antonietta,per quanto riguarda la terapia farmacologia le consiglio vivamente di rivolgersi ad un medico.

Lo psicologo può invece  supportarla per cercare di comprendere la causa/e che determinano i pensieri ossessivi accompagnati talora da attacchi di panico.

Il primo step:si rivolga al suo medico di  fiducia per l'intervento farmacologico.

Il secondo step:elabori l'idea di seguire un percorso psicoterapeutico con gli specialisti del settore.

Il terzo step: prenda consapevolezza del fatto che forse c'è bisogno di  qualche aiutino.

Cordialmente

 

Gentile Maria Antonietta, ritengo che Lei sia sulla strada sbagliata, quella farmacologica pura e dura, che è solo sintomatica, non andando minimamente a risolvere – ma nemmeno ad intaccare – i problemi di fondo che la generano, e che per questa via mai potranno essere risolti, se non piuttosto peggiorare, sostenuti come sono dal ‘meccanismo di difesa’ del farmaco. Questi problemi vanno invece affrontati, e la risposta è del tutto evidente: propriamente il panico è non un disturbo, ma il sintomo di un disturbo, che riguarda chiaramente tutta la personalità, nel presente come nella sua storia personale:  diciamo, presumibilmente, secondo le classificazioni nosografiche del DSM5, che alla base c’è un Disturbo d’Ansia Generalizzato, però con un marcato effetto depressivante. Ciò mette in dubbio la diagnosi, suggerendo l’opzione (da verificare in terapia) di pensare a un disturbo depressivo.  È possibile che, con un approccio specifico – ovvero con un ‘lavoro sulle emozioni’ -, si potrebbe ottenere in tempi non lunghi un miglioramento (se non una risoluzione) dello stato generale d’ansia e di tristezza ed accidia (per dirla petrarchescamente). In tal senso, una focalizzazione strategica sui sintomi e una sorta di rieducazione emozionale appaiono senz’altro adeguati. In alternativa, una soluzione più radicale sarebbe – su tempi più lunghi - affrontare una terapia del ‘profondo’, che risolva le radici dell’ansia e, di conseguenza, anche i suoi sintomi. L’approccio terapeutico A Distanza (online, ovvero via chat), previo consulto telefonico gratuito, alternato con sedute ‘in presenza’, potrebbe essere appropriato al caso in questione. Cordiali saluti.