Ho paura della solitudine, di rimanere solo

alessandro

Salve, ho 43 anni ed ho sempre avuto problemi di autostima, credo legati all'infanzia, sono sposato ed ho una figlia ed una moglie stupenda.Ultimamente vivo con il terrore dell'abbandono nonostante non ci siano cause o situazioni che ne evidenziano pericoli,sento che la mia mente crea delle situazioni inesistenti che mi trovo a combattere, tipo che mia moglie chatti a mia insaputa quando siamo a casa,pur sapendo che facendo due lavori separati potrebbe fare quello che vuole in ogni momento,eppure si scatena qualcosa che mi fa aver paura di perderla è come se fossi aggrappato solo a lei ed al suo amore.Premetto che in passato ho avuto un momento di autostima forte diciamo di esaltazione ed ho fatto quello che per me ora sembra un pericolo,stare al telefonino tenendo da parte mia moglie.Ora cerco di capire come combattere queste paure,io è mia moglie abbiamo progetti a lungo termine,come avere un altro figlio,vacanze di natale prenotate,vacanze estive già programmate...quindi io vedo che lei il futuro lo vede con me...allora perchè queste paure?Ho un buon lavoro,sono apprezzato,ma il problema che viviamo lontani dalle nostre famiglie e quindi con poche relazioni amicali profonde,io ho paura della solitudine di rimanere solo,do scarsa importanza alla mie capacità ed al mio valore personale,questo credo che dipenda dalla famiglia numerosa,di cui sono l'ultimo di 8 ,da piccolo mi hanno sempre fatto sentire inferiore,incapace etcc,ma nonostante ciò nella mia vita ho fatto tante conquiste e soddisfazioni..Quindi ora mi chiedo perchè sono nate queste paure?come fare a superarle?come togliere i fantasmi dalla testa? voglio essere sereno per mia figlia e mia moglie glielo devo....Vorrei capire che strada percorrere per evitare di penalizzarmi continuamente per colpe che non ho....

9 risposte degli esperti per questa domanda

Caro Alessandro,

mi pare che queste domande che lei si sta ponendo siano molto importanti per approfondire ciò che le sta capitando in questo momento, mettendolo anche in relazione con eventi passati ed aspetti di sè. Credo sarebbe importante dunque dare spazio a queste riflessioni, magari parlandone in modo più diffuso con uno psicologo. Mi contatti via e-mail se crede o mi venga a trovare in studio, il primo colloquio è sempre gratuito e di orientamento. A presto. 

Gentile Alessandro,

dovrò farle torto nel cercare di rispondere alla sua mail, ma il problema che lei solleva è così complesso e multisfaccettato che difficilmente una mail di ritorno potrà darle una soluzione.

Tuttavia, cercando, nel mio piccolo, di venire al punto della sua situazione, mi sono venute in mente alcune riflessioni che vorrei qui condividerle.

La paura, nel suo essere un istinto primordiale, salvava la vita all'uomo primitivo avvisandolo della presenza di qualche predatore, ma quando le paure sono tante, senza volto e ci colpiscono in momenti in cui non ci sarebbe bisogno della loro presenza allora dobbiamo affrontarle per accettarle e superarle.

La paura della perdita, del distacco, della separazione ci paralizza se ce ne lasciamo cogliere e finiamo col creare, intendo renderle reali, concretizzarle, proprio quelle situazioni che tanto temiamo. E' invece quando la presenza dell'altro è per noi dono e non necessità che ne possiamo apprezzare pienamente la bellezza.

Lei mi parla di una moglie che le sta vicino e che programma il proprio futuro con lei, certo non a lunga scadenza ma nelle piccole cose come può essere programmare delle vacanze insieme, come è giusto che sia, in fondo, si va avanti per momenti, no? Per tappe vissute insieme. Allora lei si chiede, giustamente, da dove nascano queste sue inquietudini...

Avrei tante domande da farle, che aiuterebbero lei e me a capire meglio la sua situazione...

Ma per ora mi viene in mente soltanto un bisogno suo di aumentare la sua autostima, la fiducia in sé stesso, cosa che non solo le permetterebbe di non temere inutilmente la perdita dell'Altro che le sta vicino, ma di essergli utile nel caso fosse l'Altro ad aver bisogno del nostro supporto.

E vengo al punto. Ha mai provato a praticare uno sport in solitaria? Non uno di squadra, ma uno che la metta in condizione di misurare le sue risorse contro l'ostacolo? Mi vengono in mente la semplice corsa, arrampicata con o senza corde, nuoto, vela, forse anche sport da combattimento se riusciamo a vedere in noi stessi e non nell'altro l'avversario da battere... Ma chissà quanti altri ne esistono!

Perché, forse si starà chiedendo, questo suggerimento? Perché lei, gentilissimo, mi da l'impressione di non conoscere affatto le sue risorse personali e se ne ritiene, così, talmente sprovvisto da dover fare affidamento per forza sugli altri per "sopravvivere" non solo fisicamente ma soprattutto emotivamente.

Provi a cercare un campo, un settore in cui lei possa cimentare fisicamente le sue risorse fisiche e mentali e così potrà magari sperimentare che non solo lei è degno delle attenzioni di sua moglie ma che anche lei può darle quelle attenzioni che sua moglie certamente merita da parte sua.

E, se dovesse per caso accettare questo mio modesto suggerimento, non si scoraggi se all'inizio dovesse sentirsi "imbranato", è normale. Ma vada avanti. Pian piano ma avanti.

Salve, le consiglio di intrapendere un percorso di psicoterapia, che non le fornira' le risposte alle sue domande, ma potra' aiutarla a comprendere e conoscere meglio se' stesso, per potersi valorizzare come persona. La psicoterapia' e' un valido percorso di crescita personale che puo' aiutare a ritrovare l'autostima e la gestione di come prendersi cura di se'. Quando una persona sta' bene con se' stessa, le relazioni con gli altri sono positive e gratificanti. Amare se' stessi e' il primo passo per amare gli altri. Spero di esserle stata utile Cordiali saluti.

Alessandro

è stato abbastanza chiaro e penso anche io che la sua paura venga da lontano. Questo è il chiaro caso in cui si ha bisogno di far chiarezza ed eliminare la confusione, è un adulto e quindi, forse, è il momento di affrontare se stesso e superare le tante paure. Il consiglio che Le posso dare è di intraprendere un percorso di psicoterapia che Le dia l'opportunità di osservarsi più da vicino, di accettare i suoi limiti, le sue paure per poi poterle superare. Siamo tutti soli, in fondo, ma tutti ce la possiamo fare se siamo pronti a metterci in discussione e capire chi siamo e dove vogliamo andare.

Dott. Rosario Di Nocera

Dott. Rosario Di Nocera

Napoli

Il Dott. Rosario Di Nocera offre supporto psicologico anche online

Buonasera Alessandro,

il tuo atteggiamento mentale ricorda quello di un uomo che è così tanto soddisfatto di ciò che ha, che ha paura di perderlo. Sai, siamo un pò tutti così, un pò tutti noi ogni tanto siamo accarezzati dalla paura di perdere ciò che abbiamo costruito. Ciò che però fa la differenza tra te e una qualsiasi altra persona, è che probabilmente tu hai iniziato a cercare le conferme che questo possa non accadere. Se così è stato, adesso ti trovi in un tunnel ossessivo in cui ogni conferma che trovi (per di più non esistono prove della fedeltà di una persona) ti conduce ad altre domande senza risposta.

Il rischio è che tu possa iniziare a controllare direttamente tua moglie, a quel punto le cose peggiorerebbero di molto.

Per ogni chiarimento o richiesta d'aiuto sono a tua disposizione.

Dott. Andrea Calò

Dott. Andrea Calò

Milano

Il Dott. Andrea Calò offre supporto psicologico anche online

Caro Alessandro, mi sembra che lei abbia un buon livello di consapevolezza e capacità di analisi. Queste sue abilità potranno sicuramente aiutarla nell’affrontare il momento difficile. Probabilmente i fantasmi di cui parla, come giustamente accenna, hanno origine in vissuti antichi. Penso che, con la guida di un valido psicoterapeuta, possa affrontare questi aspetti del profondo.

I miei migliori saluti.

Buongiorno Alessandro,

leggendo la sua lettera mi ha passato l'idea del "pieno" e del "vuoto", un pieno fatto di "una figlia e di una moglie stupenda" nonché di un "buon lavoro" e un vuoto fatto delle potenziali perdita e solitudine. Se da un lato succede che si abbia paura di perdere chi ci è più caro, dall'altro è importante capire come questo che lei chiama "terrore dell'abbandono" sia arrivato a invaderla così tanto. Lei pone domande cardinali rispetto all'origine di queste paure e al modo di superarle e nel contempo parla di problemi di autostima e di fantasmi da togliere, quasi a farsi una diagnosi e una cura da solo.Ora, se il fatto di interrogarsi è positivo in quanto apre finestre inesplorate alle possibili risposte, può diventare pericoloso se finisce per "confezionarsi" significati e soluzioni che rinforzano le sue stesse paure.La invito a continuare l'esplorazione delle sue paure e delle strada da percorrere attraverso un professionista che le permetta un valido supporto e confronto.Mi rendo disponibile a un eventuale percorso che decida di intraprendere.

Dott.ssa Stefania Pollice

Dott.ssa Stefania Pollice

Varese

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Caro Alessandro,

mi sembra che le sue preoccupazioni in questo momento siano significative e interferiscano con il suo benessere e, molto probabilmente, con la qualità delle sue relazioni. Potrebbero costituire queste paure un invito alla riflessione e alla loro presa in carico per poter avviare una crescita personale e, di conseguenza, una maggiore qualità e stabilità delle relazioni? Io le consiglio una consultazione psicologica per comprendere quale sia il percorso più adatto e poi decidere se intende intraprenderlo.

Gentile Alessandro,

è difficile rispondere in modo adeguato alle domande che formula poichè mancano troppe informazioni sulla sua vita e sulla sua famiglia. Sarebbe utile ricostruire, anzitutto, questo ultimo periodo in cui si sono manifestate queste paure che, da come scrive, comunque sembrano venire da lontano però adesso si sono fatte più forti: perchè adesso? Cos'è successo nella sua vita? Come era la sua situazione famigliare, lavorativa ecc quando sono iniziate queste paure? Queste sono le domande principali cui dare risposta per iniziare a capire cosa le sta succedendo. Poi da lì si potrebbe approfondire l'incoerenza che sottende il suo racconto: da un lato tante conquiste e soddisfazioni dall'altro, come lei dice, tanta paura di stare solo e poca stima di sè. Come intuisce, non è un lavoro che si possa fare in quattro e quattr'otto e, soprattutto, non per iscritto. Spero di esserle stata utile e la saluto cordialmente.