E' possibile che una psicoterapeuta possa dirmi che non sa se mio marito è malato?

LUISELLA

mio marito fin da giovane aveva atteggiamenti "particolari" spariva da casa e stava giorni a dormire nell'angolo del divano di una sua amica, o non parlava con nessuno, cadeva dal letto causa il sonno agitato e ondava sonnambulo . dopo il ns matrimonio per molti anni tutto e' stato sereno, ma negli ultimi 10 dopo la morte di sua madre e poi una serie di altri lutti e problemi, ha manifestato una serie di atteggiamenti che mutano in continuazione, dalla anaffettività, all'apatia, distorce la realtà dei discorsi come lui pensa fossero o dovessere essere,e vive vite parallele (ha avuto contemporaneamente due amanti che gli hanno solo spillato soldi. ma senza mai accettare di andarsene quando lo invitavo a lasciarmi in pace )ho cercato per lungo tempo di condurlo da uno specialista che potesse aiutarlo a capire se e quale problema ci fosse e da primavera ci sono riuscita. la dottoressa che lo ha preso in cura mi ha completamente escluso dicendomi che il rapporto paziente/terapeuta deve essere esclusivo . ora dopo mesi poichè la situazione è molto precipitata ho preteso di incontrare la dottoressa con mio marito e lei mi ha detto che non sa se mio marito è malato perchè non ha fatto nessun test specifico, ma solo delle lunghe chiacchierate perchè lui prendesse coscienza di sè e questo ha concordato di fare con lui e lui e' il suo paziente . Io sono disperata, mio marito ha allontanato tutti gli amici, ha di nuovo forti crisi di apatia (resta ore a fissare il vuoto o si addormenta appena tocca il divano anche se in casa ci sono le sue sorelle e i cognati che sono preoccupati quanto me) sta perdendo l'affetto della figlia che ritiene di essere presa in giro dal padre e ora vuole andarsene da casa o piange dalla sorella a cui dice che io non lo voglio più . Il mio problema è che amo moltissimo mio marito e non potrei perdonarmi di averlo allontanato se malato, d'altra parte in questo stato di cose finiro' per ammalarmi io. Ma è possibile che una psicoterapeuta possa dirmi che non sa se mio marito è malato ?chi puo' aitarmi ? grazie cordiali saluti

27 risposte degli esperti per questa domanda

Gentile Luisella, lo psicoterapeuta in realtà non può parlare con lei di qualunque tipo di informazione raccolta durante i colloqui con suo marito. Deve garantire il diritto di privacy ed il segreto professionale. Quest'ultimo infatti è un obbligo cui deve attenersi scrupolosamente poichè violandolo potrebbe anche incorrere in problemi legali oltre ad essere sottoposto a giudizio dell'ordine degli psicologi in merito ad una possibile radiazione dall'albo. Le consiglio, se necessita di una precisa definizione in merito alla patologia di suo marito, di rivolgersi ad un altro professionista. Le informazioni da lei fornite potrbbero bastare per formulare una diagnosi.Un caro saluto
Gentile signora Luisella, suo marito è malato ed andrebbe seguito a livello psicoterapeutico in modo serio. Le sue diversificate manifestazioni comportamentali : apatia, isolamento e quant'altro sono espressioni di un disagio profondo che forse, solo lui conosce, o dovrebbe conoscere. Una batteria di test di personalità o un test proiettivo (T.A.T. o Rorschach) potrebbero, comunque, fare emergere una diagnosi più precisa. La saluto cordialmente
Dott.ssa Maura Livoli

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Roma

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Cara Luisella, immagino quanto lei desideri avere una spiegazione chiara di quello che sta succedendo a suo marito e alla vostra relazione. Voglio sperare che la terapeuta da cui è andato suo marito sia arrivata ad una diagnosi, se i problemi presentati sono riconducibili a una categoria diagnostica, oppure abbia inquadrato il caso secondo il proprio modello di riferimento. Se così è stato, però, non può riferirlo a lei se non col consenso di suo marito. Inoltre gli obiettivi della terapia che ha fissato con suo marito potrebbero non essere quelli che si aspetta lei, ad esempio l'apatia, l'isolamento relazionale ecc ma altri. Il terapeuta dirige la terapia nella direzione che ha concordato col paziente, non con i suoi familiari. In questo senso le chiacchierate non dovrebbero essere semplicemente tali, ma orientate verso uno scopo definito. Purtroppo se non attraverso suo marito (provi ad esprimergli i suoi dubbi ogni tanto, ma senza insistere...) non avrà modo di capire come viene sfruttato lo spazio terapeutico perchè è importante che il cliente si senta protetto, al sicuro e libero di esprimersi senza temere che qualcosa trapeli. Immagino il suo dolore e la sua preoccupazione e ammiro la sua determinazione ad aiutarlo. E' tempo però che aiuti anche sè stessa (convive con una situazione complessa e difficile da affrontare da sola) ed eventualmente chieda anche per sè un aiuto psicologico (da uno psicoterapeuta diverso, mi raccomendo), in modo da poter avere anche lei delle chiavi di lettura della situazione e affrontarla nel migliore dei modi. Le auguro buona vita.
Salve, la situazione descritta appare complessa e molto dolorosa per lei e immagino per tutti i componenti della sua famiglia. E’ difficile rispondere alla sua domanda, poiché non conosco la restituzione fatta dalla collega e non entrerei nel merito di qualcosa in assenza dell’interlocutore principale. Quello che posso dirle è che in ambito psicologico la sola diagnosi, quandanche suo marito l’avesse ricevuta, non risulta in genere per i familiari esaustiva, né sufficiente per aiutare la persona cara. Quello che può essere utile per lei, confrontandosi magari con la collega che attualmente lo segue, è piuttosto capire il modo in cui lui “funziona” in determinate situazioni di stress, considerando sia aspetti negativi dei suoi comportamenti che le risorse che sicuramente suo marito ha. In alternativa potreste optare per un percorso aggiuntivo di terapia familiare, che possa avvicinare tutti alla comprensione del problema e alla attuazione delle strategie migliori per affrontarlo. Cordiali saluti
Dott.ssa Camilla Marzocchi

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Bologna

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Salve, prima di intraprendere una psicoterapia sarebbe opportuno che suo marito facesse degli esami clinici per verificare che il problema non si di natura neurologica. Se gli esami non dovessero evidenziare nessuna patologia in grado di spiegare i sintomi è consigliabile rivolgersi a uno psichiatra e valutare l'intraprendere di una psicoterapia. E' fondamentale che la richiesta di aiuto parta da suo marito per affrontare il tutto. A presto
Un terapeuta competente deve saper fare diagnosi per un corretto intervento terapeutico calibrato sul paziente, già dai primi incontri, sia attraverso il colloquo, sia con i test se occorrono. Vero che il rapporto terapeuta paziente è esclusivo, ma, entro certi limiti, potrebbe dirle suo marito come sta, considerando anche il volere di suo marito. Bisogna considerare anche se, la collega ha capito quale è la condizione mentale di suo marito. La può aiutare uno psicoterapeuta rispetto alla sua richiesta di capire suo matrito come sta, almeno io lo faccio. Se vede suo marito peggiorato, è il caso che si rivolga ad un altro terapeuta.
Salve Luisella, mi rendo conto della sua difficile situazione e immagino che per Lei debba essere molto difficile vivere in questa situazione. In effetti, da ciò che ha descritto, mi aspetterei delle indagini approfondite e l'eventuale utilizzo di test specifici, per inquadrare al meglio il caso di suo marito. Le "lunghe chiacchierate" trovo che siano molto piacevoli, ma da farsi con gli amici in altri contesti. Data la Sua vicinanza a Bologna, Le consiglio caldamente di rivolgersi al Centro Gruber (www.centrogruber.it - Via Santo Stefano n. 10, 40125 - Bologna. TELEFONO: 051 268690 - 051 268827), troverà persone estremamente competenti e qualificate. Per quanto riguarda Lei, mi sembra di capire che abbia cercato di fare quanto in Suo potere per aiutare suo marito e forse, ad un certo punto, potrebbe tentare di "perdonarsi" se non dovesse riuscire a risolvere la situazione. Le auguro di poter trovare presto sollievo a questa complicata situazione. Un caro saluto.
Gentile signora, credo che la collega non abbia svolto adeguatamente il suo lavoro, poichè se non ha somministrato alcun test, l'ha esclusa dal trattamento e come se non bastasse suo marito è peggiorato, credo che sia il caso di parlare con lei e di cambiare terapeuta. Cordiali saluti.
Gentile signora, leggendo la sua richiesta mi rendo conto che la sua situazione è complessa. Se entrassimo nel dattaglio, comprendendo anche la storia personale di suo marito e la vostra storia familiare, nonchè il percorso terapeutico svolto, la risposta sarebbe altrettanto complessa. Difficilmente trascrivibile in queste poche righe. La cosa che mi sento di dirle è, in questo momento, di provare a rivolgersi al medico di base (dati i sintomi di suo marito). Solitamente i medici di base indirizzano i pazienti verso i centri di salute mentale del territorio, in modo che ci possa essere una presa in carico generale della situazione. Cordialmente
Un terapeuta, certo che sì, ha un rapporto esclusivo col proprio paziente in quanto blindato dal segreto professionale; è dunque non può rivelare diagnosi o contenuti delle sedute. Anche il medico di famiglia dovrebbe attenervisi. Nel caso della psicoterapia, una via percorribile è se Lei viene invitata in seduta da Suo marito, lui presente, e lui Le spiega certe cose di sè; allora anche Lei può fare domande (ad es. se sono necessari farmaci), ma non è un diritto ricevere risposte. Se è seguito da uno psichiatra: chiedere di poter parlare con lo psichiatra, sempre in presenza del marito. So che la situazione non è facile, ma non si sa mai, in qs casi, se le informazioni saranno usate contro il paziente...E in ogni caso il contratto terapeutico prevede per l'appunto il segreto.
Dott.ssa Carla Maria Brunialti

Dott.ssa Carla Maria Brunialti

Trento

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Cara Luisella, gli accordi tra terapeuta e paziente non sono negoziabili dagli altri membri della famiglia, ma nel suo intervento Lei prende in considerazione un’idea sulla quale sarebbe importante che elaborasse un pensiero personale: è possibile “che stando così le cose possa ammalarmi”? Rifletta su quante energie spende per tollerare la situazione e quante ne guadagnerebbe se considerasse la faticosità di tanto sforzo e cercasse aiuto per Sé, in quanto essere umano degno di affetto e rispetto. Distinti saluti
Gentile sig.ra Luisella, mi sembra di capire che la situazione sia un pò complessa. Sicuramente è vero che il rapporto terapeuta-paziente è solo ed unico, ma forse, in questo caso specifico un supporto psicoterapeutico non è sufficiente per il marito. potrebbe avere bisogno anche di un supporto psichiatrico (non perchè "pazzo" ma per ctamponare un pò la sintomatologia comportamentale da lei descritta e che lo possa aiutare a stare meglio). il tutto ovviamente accompagnato anche dalla prosecuzione del supporto psicoterapico. Capisco inoltre il suo stato d'animo ("se vado avanti così mi ammalo pure io") ed è per questo motivo che mi sento di consigliare anche a lei di "chiedere" aiuto, nel caso ne senta il bisogno (un supporto psicologico temporaneo potrebbe aiutarla a trarre un pò di giovamento ed a capire meglio come aiutare il proprio marito). la situazione non è semplice, me ne rendo conto, ma non si scoraggi.si rivolga ad un medico specialista. cordiali saluti
sicuramente tuo marito ha forti problematiche affettive e relazionali, ma la collega ha voluto mantenere la privacy in accordo con lui. Ti consiglierei di effettuare qualche incontro di coppia da un altro professionista proprio sulle vostre problematiche di coppia e vedrai che capiremo il suo disturbo. Puoi telefonarmi al 339 2925755, sono a Imola in via Emilia 187, a Medicina e a Conselice. Ti saluto cordialmente nell'attesa di un prossimo incontro, a presto,
Dott.ssa Giorgia Federici

Dott.ssa Giorgia Federici

Bologna

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Salve, parto dal presupposto che ci sono vari metodi di psicoterapia, ogni psicoterapeuta uso il suo. Non so se lei è stata completamente esclusa dalla terapia però la dottoressa da cui andava suo marito probabilmente avrà ritenuto necessario non includerla nella psicoterapia per ragioni che ne io ne lei possiamo conoscere a meno che non gliele abbia spiegate. Per quanto riguarda il fatto di poterle dire se è malato o meno anche li è una scelta dello psicoterapeuta, magari in accordo anche con suo marito. Comunque lei ha scritto che ama suo marito però ha parlato di allontanamento, si provi a chiedere: "Se mi dicono che mio marito non è malato mi allontanerei?" Spero di essere stata chiara. cordiali saluti
Dott.ssa Monica Munno

Dott.ssa Monica Munno

Parma

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Salve Luisella, leggendo la sua richiesta sembra proprio evidente che la collega che segue suo marito voglia escluderla dal loro percorso (perché poi???). Le chiedo però: a che cosa le servirebbe sapere che suo marito è "malato"? ho la sensazione che le sia chiaro che lui ha dei seri disagi che fanno star male tutta la famiglia, questo non è per lei sufficiente? Mi chiedo chi, in tutto questo marasma, stia sostenendo lei...
gentile sig.ra la inviterei a portare suo marito in seduta, insieme a lei, in modo da vedere innanzitutto le dinamiche di coppie per valutare poi la sofferenza che coinvolge anche lei oltre quella di suo marito.
Certo è che il comportamento di tuo marito è per lo meno insolito (non voglio calcare la mano, perchè di lui so veramente poco). D'altra parte se la situazione non migliora forse è necessario modificare la situazione di psicoterapia. Penso sia fondamentale valutare e valorizzare le situazioni di relazione che tuo marito ha o dovrebbe avere: mi riferisco specificatamente alla relazione con te che sei la moglie.
Gentile Luisella, non so rispondere alla sua domanda se la terapeuta possa non sapere se suo marito sia malato o meno. Piuttosto mi domando se la terapeuta in questione voglia o non voglia dirle come sta suo marito, in ragione dell'esclusività del rapporto terapeutico instaurato con suo marito. Ma non credo sia questo il punto, quanto piuttosto il fatto che nella sua lettera lei mi sta dicendo che la malattia di suo marito sembra essere la condizione per allontanarlo o meno di casa. Lei infatti mi dice: "non potrei perdonarmi di averlo allontanato se malato" e se non fosse malato? Lo allontanerebbe? Per quale motivo? Forse a causa dei tradimenti? La riflessione che mi balza alla mente è che probabilmente, magari in maniera del tutto inconsapevole, il suo bisogno di sapere dalla bocca della terapeuta se suo marito è malato o no, sia finalizzato a guidare una sua azione, ossia l'allontanamento di suo marito. Essendo un gesto importante, per il quale magari prova ambivalenza, ha necessità di una conferma dall'esterno che legittimi il suo comportamento. La invito a riflettere su questo. Comprendo il fatto che la situazione sia estremamente difficile da sostenere, a tal fine potrebbe valutare se chiedere un aiuto specifico per se stessa. Non entrerei nel merito della bontà dell'intervento della terapeuta, che evidentemente ha l'approvazione di suo marito: lo dimostra il fatto che suo marito non è ancora "scappato" dalla dottoressa. La relazione terapeutica sta "tenendo" nel tempo, pertanto ha una sua utilità (altrimenti suo marito avrebbe già chiuso con le sedute). Le auguro di trovare un po' della serenità che cerca e di riuscire a chiarire a se stessa alcuni questioni che mi pare siano sospese. Se ha bisogno mi ricontatti pure. Cordialmente,
Salve Luisella, credo che quanto stia vivendo sia molto difficile soprattutto per quello che sta passando in casa e per la situazione psicologica pesante che è presente in suo marito.Lo scopo di un terapeuta è in primis oltre che avviare un percorso di sostegno psicologico e di psicoterapia, quello di fare una diagnosi specifica , in quanto solo attraverso questa sarà possibile capire come lavorare e quale strada intraprendere. Mi sembra un pochino strano quello che mi sta raccontando, non perchè non creda a quello che dice e afferma lei, ma per una serie di comportamenti attuati da parte dello specialista, anche se non vorrei entrare nel merito. Credo che un percorso di supporto psicologico anche da parte sua e suo marito insieme sia inevitabile, per capire che cosa stia succedendo e come comportarsi in tale situazione. Le cosiglierei una prima consulenza di coppia insieme con suo marito da un terapeuta che si occupi di questo al fine di capire che cosa stia succedendo e che cosa avviene all'interno della sua famiglia, al fine poi di decidere come procedere , ma in modo sicuramente diverso. saluti
Buon gg Luisella, la situazione che lei descrive non è certamente facile, ciò che lei sta facendo x suo marito è già molto,purtroppo xò gran parte del lavoro lo dovrà fare lui con la sua psicoterapeuta. Non si senta esclusa dalla terapia lei può ancora essere di grande aiuto con il suo affetto e la sua comprensione. La psicoterapeuta DEVE proteggere e garantire il rapporto con il paziente,diciamo che forse avrebbe potuto, con il xmesso di suo marito, in un colloquio a 3 e SENZA entrare nel xsonale,dare anche a lei le informazioni che possono aiutarla a capire meglio x essere un buon supporto al loro lavoro. Immagino che la terapeuta abbia o stia lavorando sulla necessità che a suo marito non manchi la terapia farmacologica. Con affetto
Gent. sig. dalla descrizione che fa dei comportamenti, a dir poco strani,del disagio esistenziale che si trascina da tempo suo marito, posso dedurre che il problema è importante e di una certa rilevanza. Credo comunque che lei abbia bisogno di consultare una/o Psicoterapeuta in grado di effettuare una diagnosi, possibilmente completa di somminiostrazione testistica. Cerchi un altro Psicologo a voi vicino, con la richiesta esplicita di una valutazione sui problemi di suo marito e lo accompagni già al primo appuntamento.
Dott.ssa M. Piera Nicoletti

Dott.ssa M. Piera Nicoletti

Pordenone

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Gentile sig.raLuisella Le confermo che per avere una diagnosi precisa é opportuno fare degli accertamenti più approfonditi e senz'altro somministrazione di test (strumento più obiettivo). Comunque le problematiche da Lei descritte relative a Suo marito non sono di facile lettura, interpretazione e diagnosi pertanto Le consiglio di consultare un neuro-psichiatra per visita e test diagnostico. Le lascio i miei cordiali saluti
Cara Luisella, da come descrive la situazione sembra che suo marito abbia dei sintomi di natura depressiva che probabilmente si ripresentano saltuariamente negli anni. Non posso dirle granchè e giudicare l'operato di questa collega che lo ha in cura. Forse per la collega è difficile gestire suo marito come lo è per lei, nonostante lei sia la moglie e sia coinvolta, quindi per lei sia molto più difficile gestire la situazione. La psicoterapia con persone adulte non implica il comunicare e coinvolgere i parenti, capisco che ciò possa essere frustrante e difficile per lei, però spesso nella psicoterapia individuale è così. Quello che le posso consigliare e provare a chiedere un colloquio con questa Dott.ssa e comunicarle la sua preoccupazione in merito a suo marito. Suo marito prende o ha mai preso farmaci? ha hai consultato uno psichiatra? potrebbe provare anche questa strada. Esiste anche eventualmente, se lei e suo marito ne avete la possibilità la psicoterapia di coppia. Quello che le consiglio vivamente di fare è di parlare con suo marito, cercare di trovare un punto di incontro, un modo per avvicinarvi, rimandargli per esempio che lei non lo sta abbandonando, che lei lo vuole, anzi, è preoccupata per la sua situazione e vuole che lui stia bene. Mi aggiorni se vuole. Cordiali saluti.
Ciao Luisella, sicuramente la tua situazione no è facile però ci sono delle cose che puoi fare. Certamente tuo marito, da quello che tu dici, sembrerebbe aver sviluppato una personalità sintomatologica, i quali sintomi e comportamenti inquadrerebbero lo stile di personalità strutturato e la sintomatologia in atto. La collega è vero che non può infrangere il segreto professionale però potresti, con il benestare di tuo marito, sollecitare da parte sua delle indicazioni precise per il tuo sistema familiare che si è destabilizzato per questo problema. Potresti farti consigliare un collega che supporti te nel affrontare questa situazione in collaborazione con lei per il benessere di tutti. Così facendo i due professionisti possono interfacciarsi, confrontarsi e organizzare la strategia terapica più idonea per voi: •per lui per fargli rientrare qualsivoglia sintomo •per Voi famiglia/coppia acquisire modalità adeguate per fronteggiare la situazione e sostenere lui. Infine questo “co-intervento” consente di essere aggiornati tramite professionisti (RISPETTANDO i VINCOLI PROFESSIONALI) dello stato di salute di tuoi marito inoltre tu sei il parente prossimo a cui far riferimento su come sta e non sui contenuti. Saluti
Salve Luisella, La lettera che scrive è piena di spunti di riflessione e di elementi da analizzare. Sicuramente non si tratta di una situazione semplice da gestire, comprendo il suo disagio, la sua sofferenza e proverò a risponderle partendo proprio dalle domande precise che pone. Purtroppo mi mancano gli elementi per costruire un quadro preciso; avrei bisogno di definire gli intrecci, le varie fasi e le reazioni emotive. Non conosco gli eventi che hanno segnato la vita di suo marito e ciò che scrive, seppur molto chiaro, non è sufficiente per rispondere ad una domanda così specifica. Suo marito sembra tormentato da un enorme malessere esistenziale e pertanto in fuga da se stesso e dalle sue responsabilità. La morte della madre sembra essere solo l'ultima delle tante sofferenze che hanno costellato la sua vita. Percepisco tanta confusione e di conseguenza un forte senso di smarrimento. Alla base di un rilancio concreto di suo marito, c'è la necessità di raggiungere nuove consapevolezze rispetto alle proprie fragilità e di conseguenza impiegare le risorse necessarie per affrontarle con coraggio. In questo lungo cammino dovrà poter contare sul calore e la vicinanza della famiglia, in un clima di rispetto, empatia ed accettazione completa . Cerchi di reimpostare il rapporto con la terapeuta; fondamentale sarà costruire con lei un'alleanza forte. Per ritrovare la serenità c'è bisogno di un progetto condiviso.
Buonasera, sicuramente uno psicoterapeuta è in grado di darle indicazioni importanti, anche se non è corretto e potrebbe essere rischioso fare diagnosi "a distanza". Da quello che scrive, indubbiamente suo marito ha una personalità complessa che probabilmente gli comporta una sintomatologia abbastanza variegata e difficile per lei da gestire. Del resto, conoscere meglio la realtà che ha di fronte potrebbe aiutarla ad affrontare meglio questa difficile situazione. E' questo, a mio avviso, il lavoro che potrebbe fare lei, quello di trovare, con l'aiuto di una persona esperta, le risorse per portare avanti il suo ruolo di moglie e di madre nel miglior modo possibile. Fermo restando che, da quello che scrive, sicuramente per suo marito ci sarebbero le indicazioni per una psicoterapia. Saluti cordiali
Dott.ssa Gloria Monti

Dott.ssa Gloria Monti

Forlì-Cesena

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Cara Luisella, concordo con quanto detto da alcuni colleghi in merito al segreto professionale e alla necessità (nonché comportamento deontologicamente corretto) che un/una terapeuta abbia un rapporto privilegiato e protettivo con il suo paziente. Se viene meno il rapporto di totale fiducia tra loro due, viene meno la possibilità, per la terapeuta, di aiutarlo. È solo con il consenso di suo marito, e ritenendolo adeguato per il suo percorso, che potrebbe parlare con lei apertamente delle sue ipotesi diagnostiche, dei movimenti, degli obiettivi. Inoltre non è detto che gli obiettivi che con suo marito sono stati fissati in terapia e che quindi lui sente come importanti coincidano con quelli che sarebbero importanti per lei. Tenga infine presente che in alcuni momenti particolari di terapia è possibile avere dei momenti critici che dall’esterno possono essere vissuti come peggiorativi. Mi sembra che lei stia cercando una diagnosi non psicologica ma di stampo medico, qualcosa di ben definito in una categoria e che possa tranquillizzarla; per questo vi potete rivolgere ad uno psichiatra, senza che questo influisca negativamente sul percorso che suo marito sta facendo con la sua terapeuta. Infine, ma forse più importante di tutto, la invito a occuparsi anche di se stessa: certamente la situazione che sta vivendo è difficoltosa, e merita un supporto prima che, come dice lei, ne vada della sua salute. Potrebbe giovare anche a lei un percorso personale, che la aiuti anche a rivivere scelte, bisogni e vissuti che in tutti questi anni l’hanno portata a scegliere suo marito, e poi a riscegliere di stargli accanto nonostante i tradimenti in senso lato di cui lei racconta. Auguro a lei e alla sua famiglia di trovare respiro al più presto.