Mio figlio spesso si disinteressa e, si rifiuta a partecipare alle attività di classe

Maria Josè

Buongiorno, sono una mamma di un bimbo che a Maggio compierà 10 anni, frequenta la quarta elementare. All'età di 4 anni gli è stato diagnosticato il disturbo di attenzione ed iperattività,a livello cognitivo non ha nessun problema le maestre dicono che ha un intelligenza superiore alla media le difficoltà nascono a livello comportamentale; mi viene riferito che spesso si disinteressa e, si rifiuta a partecipare alle attività di classe, per lui è superfluo scrivere quando già ha memorizzato l'argomento di cui stanno trattando in classe, per cio, si distrae giocando con quello che gli capita per le mani irritando la maetra di sostegno e distrae i compagni, spesso sono stata richiamata per questo suo comportamento, e nonostante gli impongo delle regole lui fatica a rispettarle.Come posso fare per aiutare mio figlio ad integrarsi con la classe e soprattutto a fargli rispettare determinate regole di vita? è frustrante per entrambi subire rimproveri, poiche si ripercuotono sul nostro rapporto.Grazie per la vostra attenzione, cordiali saluti,

7 risposte degli esperti per questa domanda

Salve, esistono protocolli specifici per affrontare il disturbo di cui soffre suo figlio, i più efficaci sono quelli di tipo cognitivo-comportamentale.... Vi sono per esempio programmi di terapia che prevedono incontri di gruppo anche per i genitori al fine di aiutarli a gestire al meglio il rapporto col bimbo problematico. Se vuole indicazioni su terapeuti dell'infanzia che li applicano su Pistoia può contattarmi.. Sarò lieta di fornirle dei nominativi... Saluti.

~~Buongiorno sig.ra Marìa, ovviamente ogni caso come quello di suo figlio presenta le sue specificità e richiede quindi di essere valutato direttamente. Una risposta attraverso questo mezzo non può dunque che limitarsi a fornirle alcune informazioni di carattere generale, posto che nessun parere clinico può prescindere dalla conoscenza diretta del paziente o – come forse nel suo caso – del nucleo familiare coinvolto. A quanto scrive la diagnosi di ADHD risale ad ormai 6 anni fa. Un aggiornamento da parte dell’ASL le verrà probabilmente richiesto al momento dell’ingresso alla scuola media. Al momento, credo sia importante interrogarsi su come suo figlio viva su un piano soggettivo queste difficoltà. In molti casi, infatti, quando – anche a fronte di un’intelligenza non deficitaria – questo tipo di disturbi limitano il successo in ambito scolastico, il bambino può demoralizzarsi o mostrarsi depresso o arrabbiato. E’ quindi necessario offrigli, sia da parte del genitore che di altre figure, un sostegno rispetto all’emergere di questo tipo di vissuti, attraverso un atteggiamento di tipo supportivo. Trovo interessante quello che scrive rispetto all’effetto su suo figlio dei “rimproveri”: per quanto sia pacifico che il ruolo di un genitore debba essere anche regolativo, in casi come quelli nei quali viene attribuita al piccolo paziente tale diagnosi le pressioni e le punizioni possono in effetti risultare controproducenti, accrescendo in molti casi le difficoltà del bambino. Appare invece molto utile, sia da parte dei genitori che degli educatori , un atteggiamento verso il bambino volto al riconoscimento della bontà delle sue performance intellettuali e scolastiche così come dei suoi progressi, soprattutto quando tale sostegno viene fornito richiedendo obiettivi alla sua portata. Giocano inoltre il loro ruolo, ovviamente, anche aspetti di tipo affettivo ed emotivo.

Cordiali saluti,

Dott. Andrea Ciacci

Dott. Andrea Ciacci

Siena

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Salve,

Inizio con dirle che la sua frustrazione conseguente ai rimproveri che riceve è più che comprensibile. Essendo stata, però, diagnosticata una ADHD il comportamento di suo figlio è ascrivibile al disturbo e di conseguenza dovrebbero essere gli insegnanti e il personale scolastico a comprendere che il bambino non agisce così perché non voglia fare altrimenti ma perché non riesce a fare altrimenti. Detto ciò la inviterei ad istaurare un dialogo quanto più costruttivo possibile con gli insegnanti esortandoli e non colpevolizzare suo figlio e ad aiutarlo ad integrarsi senza pretendere di ottenere risultati irrealistici e immediati; ad usare tutta la pazienza di cui dispone nel parlare con lui e nel comprendere il suo comportamento poiché trattandosi di un disturbo di natura neurobiologica solo il tempo, l’impegno e un clima di accettazione potranno aiutare suo figlio a crescere nel modo più sereno possibile.

Saluti

Salve, Capisco in pieno le sue difficolta e il suo senso di frustrazione che é lo stesso che prova suo figlio. Ho lavorato con molti bambini con questa diagnosi e credo molto nel fatto che la relazione terapeutica possa aiutare suo figlio. Per I genitori possono essere fatti alcuni incontri dove apprendere un nuovo modo di relazionarsi al figlio. Se mi contatta le posso spiegare in modo piu esaustivo.

Dott.ssa Elena Palatresi

Dott.ssa Elena Palatresi

Perugia

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Gentile signora,

non mi è chiaro se e perchè suo figlio debba avere un'insegnante di sostegno se non ha problemi a livello cognitivo; d'altrta parte se ha un'intelligenza superiore alla media è normale che si annoi e si distragga. Ciò che sembra mancare pertanto è il rispetto delle regole. Riguardo questo ultimo punto è molto  importante la figura paterna. Consiglio pertanto a voi genitori di consultare uno psicologo psicoterapeuta che sappia migliorare il vostro modo di comunicare con il bambino, in particolare ciò è raccomandabile per il padre. La psicoterapia della gestalt è particolarmente adatta ad intervenire nei problemi di comunicazione in casi analoghi.

Dott.ssa Valentina Sciubba

Dott.ssa Valentina Sciubba

Roma

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Gentile signora,

quella che descrive è una situazione comune ad ogni genitore nella sua stessa condizione. Di solito con famiglie in situazioni di ADHD, vengono proposti percorsi di parent training per aiutare appunto la gestione del rispetto delle regole. Mi sento di consigliarle un percorso di questo tipo per lei e suo marito nella sua zona. Per quanto riguarda l’instabilità in classe di suo figlio, potrebbe essere utile usare strategie per contenerlo senza appesantire il clima in classe che già, a mio avviso, risulta di difficile gestione da parte delle insegnanti. Sarebbe utile affidare al bambino incarichi di piccole responsabilità (es. portare la borsa dell’insegnante o creare gruppi di lavoro in cui il bambino possa aiutare gli altri compagni in difficoltà ecc), che potrebbero essere concordati con le insegnanti in causa, ed esplicitati del PDP annuale, cioè il piano didattico personalizzato. La disattenzione dovrebbe essere incanalata verso obiettivi utili per il bambino. Io consiglio sempre, in situazioni come queste, di mettere nello zaino un quaderno scelto dal bambino, che potrà utilizzare in classe scrivendoci sopra o disegnando a piacimento, nel momento in cui l’attenzione comincia a cadere. Spesso questi bambini sono abili disegnatori e riuscire ad incanalare questa naturale propensione al senso artistico, diventerebbe sicuramente un punto di forza per il futuro di suo figlio.

Cordiali saluti

Salve, vorrei come prima cosa rassicurala che il comportamento di suo figlio è legato alla diagnosi di ADHD, suo figlio non si distrae o si muove in continuazione in classe perché è maleducato” o non ha voglia di studiare, come infatti riferiscono le insegnanti un’intelligenza sopra la media, ma perché il disturbo di deficit d’attenzione porta il soggetto ad avere queste difficoltà , che in un contesto come quello scolastico, che prevede regole e molte ore in cui il ragazzo deve stare fermo seduto al banco emergono molto più chiaramente.

Il mio consiglio è quello di adottare quest’ottica, ovvero, non vivere le lamentele delle insegnanti come una sua mancanza o una pecca di suo figlio, lo so è molto difficile, perché noi genitori ci sentiamo responsabili e quando le insegnanti ci fanno notare il comportamento di nostro figlio, vorremmo trovare una soluzione immediata che ci eviti e gli eviti tale frustrazione. Contemporaneamente potreste intraprendere un percorso con uno specialista, meglio se un terapeuta cognitivo-comportamentale, per stabilire una serie di procedure da adottare in classe e a casa che possano facilitare il ragazzo nel superare le sue difficoltà. Infine, le consiglio di far spiegare dallo specialista alle insegnanti le difficoltà di suo figlio e di predisporre un incontro in cui tutte le parti in causa, terapeuta, insegnanti e famiglia, condividano la strategia da adottare.

Cordiali saluti