Ho interrotto i farmaci da un anno e solo adesso ho una grossa ricaduta

Davide Consolo

Salve, ho 26 anni ed ho assunto cipralex da 20mg e seroquel da 150mg per 9 anni. Ho iniziato a prenderli da quando sono andato in cura presso l’asl dopo un esperienza traumatica verificata con l’assunzione di allucinogeni. L’esperienza mi ha lasciato con disturbi di ansia e attacchi di panico. Ora ho interrotto l’assunzione di farmaci da anno. L’interruzione è andata bene fino a due mesi fà.. i miei disturbi hanno iniziato a riaffiorare (poiché non completamente affrontati) fino ad arrivare ad uno stato abbastanza grave.. e dico abbastanza anche perché faccio fatica ad ammettere la gravità della situazione, a metabolizzarla o accettarla. Infatti non sono riuscito ancora a raccontarlo a mio padre, poiché mi metterebbe solo più in agitazione. Più che altro non saprei se contattare la mia dottoressa e fargli sapere di ciò o contattare uno psicoterapeuta, in ogni caso mi risulta difficile perché speravo di essere guarito e poter andare avanti senza, ma non ci riesco più... riprendere una terapia nella mia testa ora sarebbe come “fare un passo indiretto”, anche se sicuramente non lo è. Perciò insomma non so che fare e vorrei sapere se è normale che dopo un anno intero si verificano tali ricadute e non prima, e se mi conviene riprendere la terapia farmacologica (oltre a quella psicologia) per poter almeno gestire questo momento. Grazie

7 risposte degli esperti per questa domanda

Buonasera Davide,

le ricadute ci sono perché come lei stesso scrive, i disturbi riaffiorano nella mente quando non sono completamente affrontati.

Può accadere e non si deve vergognare o sentire sconfitto, le suggerisco di affrontare il problema con la sua dottoressa da un punto di vista farmacologico e di unire questo ad una psicoterapia per arrivare dove il farmaco non riesce.

Rimango a sua disposizione per ulteriori chiarimenti.

Dott.ssa Giulia Marzolo

giuliamarzolo@libero.it

Dott.ssa Giulia Marzolo

Dott.ssa Giulia Marzolo

Roma

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Non sono uno psichiatra, ma ho una buona infarinatura in psicofarmacologia con la scuola di specializzazione. Aldilà della diatriba su quale sia l'approccio migliore, se farmacologico, psicologico o combinato la invito ad adottare un approccio da seguire con coerenza. Se ha iniziato un percorso psicofarmacologico in seguito ad assunzione di allucinogeni (che probabilmente hanno scompensato il suo equilibrio chimico di allora) può anche andare bene che si sia curata tramite un intervento solo psicofarmacologico (cosa inevitabile perché in gran parte delle ASL l'approccio è molto raramente psicologico o integrato). Una volta deciso in assumere farmaci è bene continuare seguendo queste prescrizioni, senza interromperli di testa propria. Qualunque cosa faccia lei deve avere un ordine interno: se non vuole più assumere i farmaci, magari per degli effetti collaterali inaccettabili, va bene cambiare approccio, magari consultare questa volta uno psicoterapeuta (sperando sia competente), ma a quel punto ricordi che è bene evitare di cambiare in continuazione o il corpo e la mente ne soffrono. E ovviamente spero che abbia smesso di assumere allucinogeni, non tanto per questioni morali o legali, ma perché hanno già dimostrato di alterarla a livello traumatico.

Salve Davide, mi dispiace per la situazione che le si è venuta a creare.

Oltre alla terapia farmacologica, ha mai pensato di intraprendere un percorso psicologico? Potrebbe aiutarla ad affrontare le situazioni che descrive. A volte, i soli farmaci non bastano. Vedrà che confrontandosi con un professionista riuscirà a comprendere meglio il suo malessere e a gestirlo meglio.

Rimango a sua disposizione.

Buona giornata.

Dott. Fiori

Dott. Valeriano Fiori

Dott. Valeriano Fiori

Roma

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Secondo il mio parere, sarebbe opportuno contattare la Dottoressa per la cura farmacologica ed inserire anche una psicoterapia di supporto. Il 'fai da te' con i farmaci non è mai consigliato perchè non può funzionare, o se funziona, solo per un certo periodo, ma inevitabilmente la ricaduta è 'dietro l'angolo'. Poiché gli psicofarmaci sono stati presi per tanti anni ciò potrebbe spiegare che dopo l'interruzione ci sia stata una certa autonomia nello stato d'animo e nel comportamento più o meno di circa un anno, ma poi inevitabilmente la ricaduta che va gestita da un professionista Psichiatra considerando che gli psicofarmaci non vanno mai sospesi di propria iniziativa proprio per evitare tali conseguenze incresciose. Secondo me sarebbe opportuno inserire anche una psicoterapia che sicuramente aiuta la persona nel suo insieme. La psicoterapia può aiutare la persona per scoprire che dentro di se ci sono altre risorse ed imparare nel tempo a fare più affidamento su se stessa e meno sui farmaci, trattandosi anche di una persona giovane di età, affidandosi ad un terapeuta esperto insieme alla cura farmacologica si può trovare una soluzione diversa al proprio disagio.

Dott.ssa Naviglia Ghera

Dott.ssa Naviglia Ghera

Roma

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Buongiorno Davide,

purtroppo devo dirti che non è stata una scelta felice quella di interrompere i farmaci che ti sono stati prescritti!! Tale terapia - quando é possibile interromperla - va fatto con il consenso del medico che ti cura (medico di base, psichiatra e/o psicologo) e sicuramente l'interruzione va effettuata a scalare piano, piano. Il mio consiglio è che tu informi subito il medico in modo che ti segua sul piano terapeutico farmacologico (e non solo) in questo riaffiorare dei tuoi disturbi. Mi raccomando non perdere altro tempo volendo fare a modo tuo!! Vai dal tuo medico e senza tante remore esponi il tuo problema. Inoltre ti consiglio anche di informare tuo padre che capirà sicuramente il tuo desiderio di voler smettere i farmaci anche se non è stata cosa positiva! Con i miei migliori auguri ti saluto cordialmente.

Salve, non è rara una ricomparsa del malessere a seguito di un’interruzione della terapia farmacologica, ciò è indicativo che il problema non sia del tutto risolto ma non ne compromette la possibilità di risoluzione definitiva; come già lei scrive spesso ciò crea una conseguenza negativa ossia la percezione di fallimento da parte della persona, con conseguente reazione di ansia e pessimismo. Ora, come lei stesso anticipa, è importante ricontattare le figure curanti e valutare una ripresa della cura ma tenga conto che per una risoluzione ottimale è consigliabile affiancare sempre una psicoterapia ad un’eventuale terapia farmacologica; le consiglierei un approccio psicoterapeutico che tenga conto degli aspetti traumatici di cui lei parlava ad inizio messaggio.

Le consiglio di parlarne sia con il suo medico di famiglia che con il medico che l'ha seguita all'ASL e che gli ha dato i farmaci per valutare se è il caso di riprenderli. Comunque è importante che inizi un percorso di psicoterapia. E' normale che i sintomi siano ritornati nel suo caso. Affrontare la situazione non significa fare un passo indietro, significa toccare le situazioni difficili e vedere in faccia le paure.