Perchè non mangia all'asilo?

sara

Buonasera sono mamma di un bimbo di quasi 5 anni primo anno di asilo.L'inserimento è stato più lungo del normale.Diffidenza nella maestra,nello stare con i bimbi nel fare le attività di gruppo.(inglese ginnastica).Dopo 4 mesi si è deciso da solo di fare quello che finora non aveva fatto.Tranne però mangiare.Non ha mai assaggiato un primo ma mangia solo pane e dolci o beve succhi di frutta.Noi ovviamente a oggi insistiamo nel dirgli che se mangia all'asilo verrà premiato.Da qualche giorno vuole sapere ogni mattina il menù del giorno che io gli leggo e poi lui mi dice che tanto non mangia.Chiedendo il perché lui risponde che gli altri bimbi lo guardano,ma anche se si trova a tavola con persone estranee o a casa di gente che vede raramente non vuole mangiare.E'come se si sentisse osservato.E' un bimbo timido molto sensibile di cuore e molto intelligente.Vorrei sapere come comportarmi.Se insistere o fare finta di niente.Anche la maestra vorrebbe sapere cosa fare.Se può aiutarmi sarei più serena.Grazie saluti

7 risposte degli esperti per questa domanda

Gentile Sara,

ho letto con attenzione la sua mail.

Mi son chiesta CHE COSA MANGIA il suo bambino quando è casa.

Sarebbe interessante conoscerne la risposta per capire se il comportamento del bambino è da associare a un disagio scolastico oppure a un disturbo del comportamento alimentare.

Mi tenga informata.

Un cordiale saluto

Gentile Sara,

da ciò che ci racconta il suo bambino necessita di tempi un po' più lunghi per adattarsi ad un nuovo ambiente (e fidarsi soprattutto) come quello dell'asilo ad esempio. Ogni bambino ed ogni persona in generale ha dei tempi assolutamente personali, che magari non coincidono con quelli “dettati” dalla società o dalle istituzioni. In effetti sembrerebbe che suo figlio si è ambientato gradualmente, arrivando poi a partecipare a tutte le attività proposte all'asilo. 

Il cibo e l'atto del mangiare rappresentano uno dei primi contatti relazionali con l'esterno e con le figure accuditive. L'allattamento è una primissima forma di comunicazione, come biberon e pappe. In effetti sono momenti anche di “scambio” con la mamma o con le figure che i prendono cura del bambino, momenti molti intimi. Anche da adulti in parte questi aspetti permangono. Ci piace mangiare con la nostra famiglia e con i nostri amici anche per “condividere” e comunicare. Mentre mangiare con estranei o in mezzo a persone con cui abbiamo poca confidenza ci risulta meno piacevole. Non solo. Desideriamo anche mangiare cibi fatti da persone fidate (anche quando andiamo nei ristoranti per esempio, se è la prima volta non sappiamo che aspettarci).

E' un po' quello che sta accadendo al suo bimbo. Ha bisogno di più tempo per fidarsi e affidarsi alle maestre (che probabilmente nella sua mente dispensano il cibo) e per sentirsi a suo agio con i compagni. Pertanto il fatto di leggere insieme il menù mi pare già una scelta molto idonea, suo figlio cerca un ponte tra casa e asilo. Il fatto che la mamma conosca ciò che mangia lo tranquillizza probabilmente. Si potrebbe provare a cucinare anche a casa qualche piatto proposto all'asilo di modo da avvicinarlo gradualmente ai cibi della scuola. Piano piano capirà che i genitori anche se non sono lì con lui fisicamente lo pensano e sono a conoscenza di quello che mangia e che fa quando non è in casa con loro. E l'asilo diventerà un posto piacevole in tutti i suoi aspetti e di cui si può fidare.

Mi chiedo se ci sono altre situazioni in cui il suo bimbo presenta questi aspetti. Rimnago disponibile anche per un contatto diretto. Spero di esserle stata utile. A presto.  

Buongiorno

sono la dott.ssa filomena lopez psicologa psicoterapeuta, lei mi parla di un bimbo sensibile, che ha avuto bisogno di tempo per fidarsi, dovrei sapere di più del bimbo del suo rapporto con il cibo da quando lei lo allattava oppure no, come è stato vissuto lo svezzamento , perchè legge il menù se poi non lo mangia, perchè il premio. Provi a muoversi in questo modo come gioco provi a far toccare il cibo a suo figlio , mi spiego cucinate insieme fate la pizza, i dolci, la pasta, gli faccia toccare ciò che mangiare, questo può farlo anche l'insegnante fare in modo di raccontare la storia degli alimenti provare all' asilo di cucinare insieme di fare dei piccoli gruppi o insieme a  piantare le piante mettere le mani nel cibo poi mangiarlo insieme, forse ha bisogno di tempo essendo timido, poi per una questiome di informazioni proverei ad escludere una componente organica , inviti i cuini di suo figlio per una merenda, forse ha solo bisogno di avere fiducia nel mondo che lo ricorda, per esempio la sera ha cena con voi genitori quindi la sua famiglia mangia oppure fa i capricci , come si comporta a cena.

spero di esserle stata  di aiuto dia del tempo a suo figlio di non aver paura.

Dott.ssa Filomena Lopez

Dott.ssa Filomena Lopez

Roma

La Dott.ssa Filomena Lopez offre supporto psicologico anche online

Comprendo il senso di impotenza e di frustrazione che si può provare quando un nostro caro, fratello o figlio che sia, rifiuta il cibo o lo rifiuta in alcune circostanze. Mi sembra di capire che il bambino rifiuta di mangiare solo in alcuni casi, all’asilo e in presenza di altre persone non familiari.  Il dialogo è un primo strumento per rilevare informazioni circa il comportamento ma alle volte nel caso di un bambino occorrono altri strumenti, adeguati all’età per conoscere il suo pensiero, il “come mai” adotta alcuni comportamenti. Quindi si potrebbe provare a raccontare una storia al bambino che narra di un altro bambino che come lui non voleva mangiare all’asilo perche aveva delle paure ma non sapeva di cosa. “vedi tesoro?” “e’ una storia quasi uguale alla tua, secondo te quel bambino perché non vuole mangiare? “

Se il bambino offre qualche spiegazione si può provare a chiedere se anche a lui capita la stessa cosa e se si si può provare a dialogare con lui, a rassicurarlo e a cercare aiuto insieme per vincere quel premio. Non è la soluzione ma potrebbe essere un modo per entrare in dialogo con lui in maniera più soffice.

A presto

 Silvia Perrone

Silvia Perrone

Lecce

Silvia Perrone offre supporto psicologico anche online

Attraverso il cibo si veicolano molte informazioni. I bambini imparano molto presto che il loro atteggiamento verso il cibo e l’essere nutriti riveste un forte impatto sugli adulti. Esso diventa facilmente un modo per affermare la propria individualità e verificare il proprio potere. Direi che suo figlio lo ha imparato molto bene. Occorre quindi ridurre tutti i rinforzi positivi o negativi che derivano dal rifiuto di alimentarsi come gli altri. Evitate in sua presenza di parlarne in famiglia, a scuola, con gli amici e parenti. E’ probabile che in famiglia l’alimentazione abbia avuto sempre una certa attenzione, alla quale il bambino si è agganciato. Rifiutando di alimentarsi normalmente il bambino comunica la sua resistenza ad essere lasciato a scuola e in generale ad affrontare situazioni nuove o poco conosciute. Direi di evitare la lettura del menù mattutina e di preferire focalizzare l’attenzione su come si sente il bambino quando è a scuola, cosa ha provato, quali sono le cose per lui piacevoli e quali gli creano disagio. Sarebbe consigliabile fargli praticare uno sport di gruppo e  premettergli di cucinare del cibo (ovviamente in sicurezza) per altri e per se stesso.

Buongiorno Sara l' inserimento è un momento particolare e cricico per ciascuno di noi quindi lo è ancora di più per un bambino. Questa diffidenza mi chiederei se parte anche da lei o se per lei è ed è stato semplice lasciare andare suo figlio ad un nuovo ambiente affettivo- educativo- didattico. Sicuramente i tempi sono diversi per ciascun bambino e bisogna sentire che anche lui ci riuscirà a superare tutte quelle frustrazioni che sta vivendo l' affidarsi alla' altro, la separazione da voi familiari e il non essere solo al centro dell' attenzione ma dover dividere la maestra con altri. Come dice lei suo figlio fa fatica a mostrarsi agli altri ancora vive il cibo come un nutrimento unico e tutto per se ed è difficile poterlo vivere invece come momento nutritivo più sociale, arricchente e di scambio. Mi sento di dire che essendo anche una insegnante di scuola dell' infanzia è unmomento difficile ma passeggero, da dover viverlo con serenità e ddover reggere tutte le frustrazioni che sente suo figlio e che le fa sentire. Sicuramente è importante creare una buona alleanza con le insegnanti e dare tante gratificazioni quando ha una evoluzione, senza però dover criticare e svalutare quei momenti difficili PR lui. è importante magari avere al suo fianchi compagni che lo possano spronare non tanto dicendo mangia , ma stando. Bene a tavola e potendo vivere quel momento come significativo emotivamente. E tornare a casa potendo raccontare tutto ciò che ha fatto e che non è riusciti a fare con la grinta che ci sarà un' altra ed un' altra ancora occasione per lui. Siate fiduciosi e per qualche problema provate a contattare uno psicoterapeuta più vicino a voi.

Dott.ssa Marisa Tuccillo

Dott.ssa Marisa Tuccillo

Cremona

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Salve Sara!

Sono la Dott.ssa Ilaria Raia Psicologa Psicoterapeuta dell'Adolescenza e del Giovane Adulto ad indirizzo Psicodinamico. Da quel che ho letto, mi sembra di capire che il problema non si manifesta solo all'asilo, ma anche in presenza di altre persone che il bambino non conosce bene e di cui non sa se può fidarsi.

Credo sia importante non trascurare il problema e non considerarlo una cosa passeggera appartenente ad una fase dello sviluppo.

Tal volta, il sintomo ci parla, ci vuol dire qualcosa che non può essere espresso in altri modi e attraverso altri canali.  

Probabilmente il suo bambino potrebbe avere delle difficoltà relazionali nell'approccio con i pari, ma anche con gli adulti e credo sia importante aiutarlo per non farlo sentire solo ed inerme.

Senza allarmismi, ci sarebbe da capire come mai ha cominciato a frequentare l'asilo a 5 anni e cosa abbia fatto e quali esperienze abbia vissuto fino a quel momento. Credo sia importante ripercorrere la vostra storia insieme ad uno specialista dell'infanzia che potrebbe aiutarvi a comprendere quali sono le cause di certe difficoltà e soprattutto saprà orientarvi sui comportamenti da mettere in atto! Cerchi uno Psicoterapeuta dell'infanzia nella vostra zona, magari ad orientamento Psicodinamico, che saprà trovare insieme a voi anche il significato per la scelta di certi cibi come il pane, i dolci e i succhi di frutta che si mettono direttamente in bocca, senza l'uso di intermediari (forchetta, cucchiaio...) che hanno un certo sapore e che potrebbero essere associati a certe emozioni e soprattutto a certi vissuti e dinamiche personali.

Spero di essere riuscita a stimolare qualche riflessione!

Cordialmente!