Come si fa ad aumentare l'autostima in se o almeno non sentirsi in difetto

Daniele

Salve ho un problema di autostima, in questi giorni sono aumentati i periodi in cui mi sento in difetto o un fallimento e tendo ad avere pensieri pessimisti o anche catastrofizzanti in cui penso che la mia vita sia un totale fallimento e disastro, arrivando anche a pensieri suicidi. Ho finito l'università a marzo ora siamo a novembre e in questo periodo, escluse il periodo di vacanze, ho provato delle cose ma fallendo mentre vedo altri miei ex compagni di università che vanno avanti e questo mi fa sentire come se fossi fermo e anche indietro. Io sono conscio del fatto che ognuno ha la sua strada e che non si deve comparare perché si è diversi, pero non riesco a non farlo e poi ho questi pensieri. Cerco anche di pensare positivo o almeno in un modo non pessimistico/neutro ma la voce pessimistica e suicida è più forte e la sovrasta e mi sento come se avessi paura di continuare a vivere, posso dire che è sempre stata la piu forte e la più presente nella mia vita. Vorrei riuscire a far sentire di più la voce che cerca di calmarmi invece di quella che mi fa sentire come se avessi l'inferno nella mia testa.

9 risposte degli esperti per questa domanda

Buongiorno Daniele ,mi spiace per il disagio e la situazione che sta vivendo. 

Penso che la conclusione del.percorso universitario abbia lasciato in lei un vuoto che ora fa fatica a colmare . 

I pensieri negativi ossessivi e le modalità depressive esauriscono le sue energie fisiche e mentali impedendole di progettare e ricostruire cose nuove e piene di significato .

Penso le sia utile ripartire dalle piccole cose per riempire le sue giornate con attività che le diano un senso di appagamento e Positività. 

Potrebbe essere utile fare un percorso terapeutico, per il quale rimango a sua disposizione anche per incontri online,  per lavorare sulla gestione delle emozioni , per approfondire la causa di questi malesseri e trovare le strategie utili che le permettano di raggiungere la serenità e il benessere sperato.

Per qualsiasi chiarimento mi scriva pure su whatsapp

Un caro saluto 

Dott.ssa Tricarico Valentina 

Dott.ssa Valentina Tricarico

Dott.ssa Valentina Tricarico

Genova

La Dott.ssa Valentina Tricarico offre supporto psicologico anche online

Ciao Daniele,


grazie per aver condiviso con tanta sincerità ciò che stai vivendo. Da quello che scrivi emerge una grande sofferenza e la sensazione di essere sopraffatto da pensieri negativi e di fallimento. È importante sapere che non sei solo in questo, e che ciò che stai provando può essere compreso e affrontato con l’aiuto giusto.

Quando i pensieri suicidari diventano forti o spaventano, è fondamentale non restare soli: ti invito a contattare al più presto un professionista o un servizio di emergenza (ad esempio il 118 o il numero verde per la prevenzione del suicidio 800 86 00 22, attivo 24 ore su 24). Parlare subito con qualcuno può davvero fare la differenza.

In parallelo, un percorso psicologico può aiutarti a comprendere meglio questa parte di te che si sente “in difetto” e a rafforzare quella voce più calma e gentile che già riconosci dentro di te.
Chiedere aiuto è un passo di coraggio, ed è proprio da lì che può iniziare un cambiamento.

Un caro saluto,

dott.ssa Paola Papini

Dott.ssa Paola Papini

Dott.ssa Paola Papini

Roma

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Da ciò che racconti, sembri vivere una forte autocritica e senso di fallimento legato al confronto con gli altri, che alimenta pensieri depressivi e autodenigratori. Anche se sei consapevole che ogni percorso è diverso, la parte di te che “ti giudica” prende il sopravvento e genera una vera sofferenza interna.
Questo tipo di dialogo interiore — la “voce pessimistica” che descrivi — può essere affrontato in terapia, lavorando sul modo in cui interpreti te stesso e le tue esperienze di vita.

Non sei “sbagliato” né “debole”: stai vivendo un momento di forte vulnerabilità, ma esistono percorsi efficaci per ritrovare equilibrio e sollievo.
Ti incoraggio caldamente a rivolgerti a uno psicologo o psicoterapeuta al più presto, anche solo per iniziare a parlare di ciò che provi in sicurezza e senza giudizio.

Resto a disposizione anche online
dott. Giovanni Noè

Dott. Giovanni Noè

Dott. Giovanni Noè

Cosenza

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Quando il senso di valore vacilla, sembra che tutto ciò che siamo perda consistenza. Ma se guardiamo al significato originario della parola “talento”, scopriamo che non nasce come dono o virtù: era una moneta, una misura di valore. Ciò che contava non era possederla, ma farla circolare, metterla in moto.

Nella parabola dei talenti, uno dei servi, per paura di perdere ciò che aveva, nascose la sua moneta sottoterra. Non perse il talento: perse sé stesso nel tentativo di conservarlo. L’autostima funziona così — non cresce nel confronto, ma nel movimento. È nel “mettere in circolo” ciò che si è, anche con esitazione, che il valore si manifesta.

Jung direbbe che in quei momenti in cui la voce distruttiva sembra più forte, l’inconscio chiede ascolto: c’è un potenziale trattenuto, un’energia psichica che non trova forma. Hillman avrebbe parlato del daimon, la forza interiore che ci chiama a esprimere il nostro modo unico di essere al mondo e che si ammala quando non viene ascoltata.

Quando ti senti “indietro”, forse non sei fermo: stai preparando il terreno perché qualcosa di autentico possa nascere. Ogni seme, prima di germogliare, attraversa la notte della terra.
Prova allora a non giudicare il buio, ma a restarci con rispetto.
Il tuo talento la tua moneta interiore non è scomparso: è solo in attesa di essere rimesso in circolo, a modo tuo, nel tempo che ti appartiene.

Per mettere in circolo il tuo talento, da marzo a novembre, sono passati solo 8 mesi, non sono nulla rispetto a tutta la vita che hai di fronte. Forse può esserti utile chiedere aiuto concreto. Ti auguro il meglio, progetta e agisci. Progettare nell'etimo significa "lanciare avanti" quindi iniziare con immaginare un futuro.

Buongiorno Daniele, grazie per aver condiviso qualcosa di così importante e profondo. Capisco bene la tua domanda — e il desiderio di sentirti finalmente “a posto” con te stesso.
Non esiste però un metodo veloce o una formula per aumentare l’autostima. Più che qualcosa da “costruire da zero”, l’autostima è qualcosa che si riscopre, imparando a conoscere e accogliere le parti di sé che oggi giudichi o vorresti cambiare.
Sentirsi “in difetto” di solito nasce dal confronto con un’immagine ideale di come dovremmo essere; in terapia possiamo esplorare insieme da dove arriva quella immagine e cosa racconta di te, per permetterti di costruirne una più autentica e gentile.

Capita spesso, soprattutto nei momenti di transizione come quello che segue la fine dell’università, in cui il terreno sotto i piedi cambia e ci si ritrova a fare i conti con domande su identità, valore personale e direzione da prendere. Il fatto che tu riesca a osservare quello che accade dentro di te — riconoscendo che esistono più “voci” o prospettive — non è cosa da tutti ed è già un passo importante: significa che non sei solo dentro la sofferenza, ma inizi anche a guardarla da fuori, a darle un nome e hai una capacità introspettiva invidiabile. Da un punto di vista costruttivista, questo è proprio il punto da cui può partire un cambiamento: iniziare a costruire un dialogo più equo tra le parti di te, in modo che quella voce calma possa avere più spazio e forza.

È un percorso che richiede tempo e cura, ma che può davvero restituire un senso di valore e serenità più profondo. Se vuoi, possiamo iniziare a parlarne insieme in uno spazio sicuro e senza giudizio.

 

Dott.ssa Daniela Deagostini

Dott.ssa Daniela Deagostini

Vercelli

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Caro Daniele, grazie per aver condiviso quello che stai vivendo. È comprensibile che in un momento di transizione come questo tu possa sentirti smarrito e scoraggiato, soprattutto se tendi a confrontarti con gli altri. Quello che descrivi — i pensieri di fallimento e l’intensità della voce pessimistica — merita attenzione e supporto. Ti incoraggio a non affrontarlo da solo: parlare con qualcuno può aiutarti a dare spazio anche alla parte di te che vuole stare meglio e trovare un po’ di sollievo. Non sei solo in questo, e chiedere aiuto è un passo importante verso la cura di te stesso. Io - se lo ritieni opportuno - posso aiutarti in questo percorso.

 

Dott.ssa Chiara Lorenzetti

Dott.ssa Chiara Lorenzetti

Vercelli

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Ciao Daniele,

voglio dirti una cosa importante: scrivere quello che hai scritto è già un atto di forza enorme. So che forse non lo senti così, ma trovare il coraggio di raccontare come stai, di dare voce al dolore, significa che dentro di te c’è ancora una parte che vuole capire, che vuole vivere, che non si è arresa. Ed è da lì che si può partire.

Quello che descrivi,sentirti indietro, pensare di non valere, confrontarti con chi sembra “più avanti”,è qualcosa che tante persone vivono, anche se spesso nessuno lo dice. Dopo l’università è normale sentirsi persi: per anni hai avuto una direzione chiara, un ritmo scandito da esami e obiettivi, e poi all’improvviso il silenzio. Ti ritrovi a dover capire da solo cosa fare, mentre gli altri sembrano già avere un piano, un lavoro, una strada. Ma quella sensazione di essere fermo non significa che tu non stia andando da nessuna parte — solo che stai attraversando un momento in cui la vita ti sta chiedendo di fermarti, di guardarti dentro, di capire chi vuoi diventare davvero. Il confronto con gli altri è una trappola in cui tutti, prima o poi, cadiamo. Il problema è che quando guardi le vite degli altri, vedi solo la superficie: i successi, le foto, i sorrisi. Non vedi le paure, i fallimenti, le notti in cui anche loro si sentono persi. Eppure ci sono. Ognuno ha i propri tempi, e il tuo non è sbagliato solo perché è diverso.

Capisco anche quella voce che ti parla male, quella che ti ripete che non ce la farai, che la vita non ha senso. È una voce pesante, stanca, e quando si fa forte può sembrare impossibile zittirla. Ma dentro di te c’è anche un’altra voce, più calma, più silenziosa, che ogni tanto prova a farsi sentire, quella che ti dice “resisti”, “c’è ancora qualcosa di buono”, “puoi farcela”. È lei che ha scritto questo messaggio, anche se forse non te ne sei accorto.

Vorrei che provassi, piano piano, a darle un po’ più di spazio. Non tutto insieme, solo un pochino per volta. Non devi farcela da solo, davvero. Non c’è niente di sbagliato nel chiedere aiuto, anzi: è uno dei gesti più coraggiosi che esistano. Parlare con qualcuno, uno psicologo, o anche solo una persona che sa ascoltare,può alleggerire quel rumore che hai dentro, far respirare un po’ il cuore. Non è un segno di debolezza, è un modo per dirti “mi voglio salvare”, anche se fa male.

Non devi avere tutte le risposte adesso. A volte basta solo restare, respirare, e lasciare che qualcuno ti stia accanto finché la tempesta si calma un po’.
Non sei un fallimento. Sei una persona che sta soffrendo, e che merita di stare meglio. E questa, anche se non sembra, è già una forma di speranza.

Un caro saluto

Dott. Fabiano Foschini

Dott. Fabiano Foschini

Milano

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Caro Daniele,
Da ciò che racconti, emerge una profonda fatica legata alla bassa autostima e a un senso di inadeguatezza che sembra aver preso spazio soprattutto in questo periodo di transizione. Concludere l’università e affacciarsi al mondo del lavoro rappresenta un momento di grande cambiamento e incertezza, e spesso — soprattutto se le cose non vanno subito come sperato — può riattivare pensieri di fallimento, autosvalutazione e confronto con gli altri.

Questi pensieri però, anche se oggi ti sembrano assolutamente reali, non sono fatti, ma interpretazioni del tuo vissuto filtrate da un dolore profondo e da una voce interiore critica che nel tempo si è radicata. Quando quella voce prende troppo spazio, può diventare così potente da farti perdere la percezione del tuo valore, fino a farti credere che non ci sia via d’uscita. Ma non è così: esistono percorsi efficaci per imparare a riconoscere e gestire quella parte di te che ti giudica e ti ferisce.

In questo momento è davvero importante che tu non resti da solo con questi pensieri suicidi. Ti invito caldamente a parlarne con un professionista — uno psicologo o ppsicoterapeuta. Sul piano psicologico, il lavoro sull’autostima non consiste nel “pensare positivo”, ma nel imparare a riconoscere e dare spazio anche alle parti sane, competenti e degne di rispetto che già esistono dentro di te — ma che la voce critica tende a schiacciare. Questo richiede tempo, ma attraverso un percorso terapeutico è possibile ricostruire un dialogo interiore più gentile, realistico e meno distruttivo.

Daniele, non sei un fallimento: stai solo attraversando un momento in cui la tua mente è stanca e ha bisogno di essere aiutata a ritrovare equilibrio e fiducia. Chiedere aiuto non è un segno di debolezza, ma di cura e responsabilità verso te stesso.

Con vicinanza e rispetto,
Dott.ssa Antonella Bellanzon

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Massa-Carrara

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Caro Daniele, 

La bassa autostima è una cosa che crea sofferenza, soprattutto al giorno d'oggi, dal momento ché viene chiesto all'individuo sempre di più (più titoli universitari,  più corsi, più esperienze lavorative, più soldi). Tuttavia, ti chiedo di riflettere sul termine "auto-stima". È un giudizio soggettivo che ti dai tu stesso! 

Da cosa nasce ? Quando è stata la prima volta che hai pensato di non avere valore? O comunque di valere poco? 

Ci sono vari esercizi per poter lavorare sulla propria autostima. Se pensi di non riuscire da solo, se pensi che i pensieri suicidari siano troppo intrusivi, chiedi aiuto ad un professionista che possa seguirti e fornirti gli strumenti più adatti. 

Saluti,

Dott.ssa Giulia Palmieri