Spesso ho momenti in cui non so chi sono

Guglielmo

Cari psicologi, grazie per aver aperto la lettera di un ragazzo di 18 anni, che ha già la pretesa di considerarsi un uomo vissuto, a cui la speranza, lo spirito adolescenziale, la voglia di vivere sono ingiustamente andati via troppo presto. Non credo che solo questa lettera potrà spazzare via anni di angoscia e paura, ma sentivo l'impulso di raccontarmi a qualcuno. Penso che la vera ragione che mi ha spinto a questa lettera è semplicemente che spesso ho momenti in cui non so chi sono. Questo non è altro che il monoloquio di uno scarso attore ( Ciò che sono in procinto di scrivere non lo sento reale, ovvero cerco di imitare una sofferenza che almeno in questo preciso momento non provo) in ogni caso anche il solo parlare davanti ad altri mi aiuta e questa dunque è una ragione sufficiente. Perché scrivo? Io non lo so. Paura, delirio? Io mi sento troppo fottutamente sensibile. Se fosse facile per me scrivere di ciò che sento non smetterei più. Questo mi fa sentire maledettam irreale. E perché non scrivo? Forse perché non ho l'anima di un poeta (E dio solo sa quanto lo desidererei!) io non scrivo perché non terrei fede al mio dolori. Io non ho la capacità di muovere l'animo con le parole. Tutto ciò che sento resta nella mia testa e li sola sembra reale. A volte ho momenti in cui dopo fasi depressive mi sembra di aver sognato, che il dolore è stata una mia immaginazione eppure nel dolore, nella malinconia di quell'abisso mi sento vivo. Ho letto che esistono personalità la cui caratteristica è l'esagerazione drammatica della vita. Se dovessi tenere conto, di ciò che deve apparire la mia vita agli occhi di chi mi circonda direi sì! Tu esageri e la tua follia è la più triste di tutte, poiché vedi la tua vita cupa e piena di dolore quando in realtà tutto ti è possibile e niente ti è proibito! Ma come posso considerarlo irreale ciò che è così chiaro ai miei occhi? Penso sia questo un destino comune a tutti gli uomini che in persone come me viene più accentuato. Eppure quando soffro mi sento vivo, non rinuncerei al dolore poiché ciò che lo causa è la stessa sensibilità che mi fa amare la vita, non è dal dolore che fuggo ma da quel mostro che in un sol sbadiglio divorerebbe il mondo: la noia. Ma allora cosa vuoi? Per cosa ti tormenti, qual'è il tuo desiderio? Questo mi ripeto e non so cosa rispondermi. So solo che la mia vita non può continuare così, non si può a 18 anni essere così privi di energia, non si può passare giornate intere sdraiato a dormire per quei 10 minuti di pace in cui nulla ricordi. Anche la notte poi non mi sembra meno tormentata del giorno, avvolte ho come la sensazione che il mio folle rimuginare continui durante il sonno. Ogni mattina da più di un anno (ma anche più) provo senza esito a ricordare cosa ho sognato la notte precedente (so che è impossibile non sognare, ma davvero sono rarissimi i casi in cui ricordo il sogno e quando riesco trovo solo incubi: sulla vecchia, sulla morte e sulla solitudine. Sogni, quelli che creano ristoro, da tempo non ne ho più. ). E poi il giorno, da circa una settimana ho una nausea continua come se volessi rigettare l'intero stomaco, raramente esco di casa, se non per evitare che i miei genitori si lamentino troppo della mia pigrizia e quelli che dovrebbero essere i miei amici per me sono come figure estranee, non mi curo di loro e dei loro stupidissimi problemi esco con loro solo perché sono ormai una figura abituale nel gruppo ,che nulla da è nulla riceve. Si drogano? Si anche io con loro. Non lo faccio per compagnia e personalmente andrei oltre l'erba (LSD mi affascina ma è una droga per gente normale, a me darebbe solo problemi) il sabato ormai mi sembra come un dover timbrare presenza. No... odio il ritratto che sto dando, Io non sono solo così, un vecchio goffo, impacciato pieno di rammarico per la vita. No, sotto questa fredda e impenetrabile crosta io brucio, brucio fuoco di vita! Più di quanto bruciano tutta la genteche ho incontrato fino ad adesso. Anzi è proprio perché il mio sentimento di vita non è condivisibile che io mi chiudo in me stesso, tutto ciò che è fuori mi sembra una falsità,dominata dal voler sopraffare l'altro e io sono di un indole troppo debole per farmi rispettare. Io invece soffro proprio perché mi manca il coraggio di vivere una vita libera, proprio perché il mio sentimento di libertà mi pare una cosa estranea al mondo esterno e allora mi chiudo in me stesso a sognare un futuro irrealizzabile. Se avessi il coraggio di vivere apparirei lunatico un folle, ma io ragiono, e la follia per me sarebbe il risultato più alto della ragione. Ed ho torto? Non soffriamo forse tutti di quello che soffro io? Freud se non sbaglio diceva che l'uomo era condannato a non essere felice proprio perché la sua natura è istintuale. Il passaggio dall'età giovanile all'età adulta si compie con la rassegnazione. Noi giovani veniamo dall'età infantile piena di energie e di istinti, lì è la nostra natura! Mi sento ancora un bambino che non vuole crescere.Io non ho idea di come possa continuare la mia vita e l'idea del mio futuro mi tormenta, beati coloro i quali vivono pienamente il presente. Io chiudo qui questa lettera, l'avevo iniziata due giorni fa e l ho conclusa solo oggi. Non chiedetemi di consultare uno psicologo, non ci riuscirei e non potrei mai chiederlo ai miei genitori, spero possiate capire.

5 risposte degli esperti per questa domanda

Ciao Guglielmo,

mi sembra di comprendere che il tuo disagio sia un miscuglio di stati d'animo ovvero alcuni causati dall'età dell'incertezza e dei dubbi (l'adolescenza), l'altri causati dall'uso di droga. Cerca almeno l'uso di sostanza stupefacenti in quando possono provocare stati paranoici e allucinatori e spesso sono allo stato d'animo di chi le assumono. Se guardi bene dentro di te..tu sai chi sei, ma forse non sai cosa cerchi e cosa ti aspetti dalla vita. Attualmente cosa fai? Studi o lavori? Hai interessi-hobby? Inoltre, vorresti andare all'Università o lavorare? Vorresti farti una famiglia? In comunione (matrimonio) o convivenza?Alla tua età è importante porsi degli obiettivi da raggiungere. In questo modo puoi prospettare il tuo futuro che diventa "continuità del presente". Al contrario, non porsi degli obiettivi, il futuro appare cupo e grigio anche se incerto sempre; ma l'incertezza sei tu che la trasformi in certezza!   

Salve in base al suo racconto, dato che non scrive se studia o frequenta l'università, le consiglio di fare una delle due attività e di considerare il fatto di cambiare comitiva di amici se con loro le sembra di "timbrare il cartellino" cis sono tante attività che un ragazzo giovane può fare, si scelga un hobby! Se non è fidanzato, provi a lasciarsi andare all'amore! Spero di esserle stata di aiuto. Cordiali saluti.

Gentile Guglielmo,

lei chiude la sua lettera dicendo che non devo chiederle di consultare uno psicologo. Allora potrei anche smettere qui e chiudere il discorso.  Lei crede davvero che con una lettera on line può risolvere i problemi enormi che si trova ad affrontare? Io non so cosa possono aver risposto altri miei colleghi, ma credo nessuno può aiutarla in questo modo, scrivendole una lettera.  Sarò franco e sincero: il suo sembra, appare a prima vista, il discorso di una persona seriamente malata. Non è possibile in queste condizioni, senza un colloquio diretto, darle ulteriori delucidazioni. Sono troppe le cose che lei elenca e che andrebbero approfondite in una relazione terapeutica. Dorme male, non sogna, se sogna ha degli incubi, si droga, non gliene importa niente degli amici, sente la realtà come se non esistesse davvero ecc.ecc. Ma veramente un ragazzo di 18 anni può pensare di continuare a vivere così? A 18 anni si comincia a vivere, non si finisce. Ha paura di parlare ai suoi genitori e invece è proprio quello che dovrebbe fare. Loro sono le uniche persone che le vogliono veramente bene e se sbagliano, sbagliano per troppo amore. Lei ha bisogno urgentissimo di una consultazione psicologica e forse anche di un trattamento medico-psichiatrico per curare, sia quella dipendenza dalle droghe a cui lei accenna solamente, ma che secondo me esiste e va comunque approfondita, sia questo stato simil depressivo (mi esprimo così perché non posso fare diagnosi certa non avendola visitata di persona) che sembrerebbe avere.  Consulti immediatamente uno psicologo, oppure continui a macerarsi come sta facendo, e la malattia progredirà senza darle scampo. Scusi la franchezza ma di più non posso dirle.  

Bene! Se non vuoi consultare uno psicologo, potrai consultare un editore. Ma, solo dopo aver scritto almeno 20 di queste lettere raccolte in un libro cui potresti dare il titolo di " Lettere a caso di un adolescente fuori tempo". Si perché un pochino fuori dal tempo in cui vivi lo sei: il tuo eloquio, i tuoi gusti in tema di letture, il tuo desiderio di viaggi acidi. Un poeta maledetto, magari, chissà! E' bello che ogni epoca abbia i suoi poeti maledetti, dà speranza! Potresti frequentare la scuola " Il giovane holden" a Torino,  diretta da Alessandro Baricco. Uno scrittore incredibile, un uomo di sconfinata cultura. E' normale nei contrasti che vivi non sapere chi sei, infatti non sei, però ti e' dato di scegliere che persona vuoi diventare. Se ti piace il dolore sei capace di sentire anche la gioia, solo che la seconda fa più paura..... la libertà ricorda è concessione innanzi tutto!  Vivere un giorno alla volta, si, e' bellissimo, ma non pensarle come giornate vuote.... la maggiorparte delle persone che vive nel presente, fa tantissime cose, ne progetta altre, vive mille emozioni posive quanto negative, si concede opportunità e prende treni al volo. Il fatto e' che domani non esiste e ieri e' passato e non più modificabile. Le azioni le possiamo attuare solo nell'oggi, un infinito oggi di azioni e reazioni e conseguenze.

Non restare a  dondolarti nell'oblio, concediti di esperire te stesso attraverso la vita.

Gentile Guglielmo, dal quadro complesso e articolato che ci sottopone, quelli che emergono non sono il Disturbo, in senso diagnostico, ma i sintomi. La psicofarmacologia non è in grado di risolvere il Suo problema, ma soltanto alleviarne i sintomi, con gli effetti collaterali che, come sempre con qualsiasi medicina avviene, sta sperimentando - perché ad essi devono con quasi certezza essere ricondotti. È sicuramente presente una visione di sé e della propria identità psichica non ancora definita, per ragioni che andrebbero indagate lungo la Sua storia personale, ma non diacronicamente, bensì come si manifesta presumibilmente oggi nel suo presente sofferto o quanto meno incompiuto. Solo una ristrutturazione della personalità, attraverso un approccio centrato sul ‘profondo’ – insomma un lavoro sulle emozioni, fin nell’inconscio – potrebbe reindirizzarla su una strada di effettiva crescita personale e di costruttiva e progressiva maturazione psicologica in direzione della costruzione di un’autostima – meglio, per dirla con Bandura: di ben più concreta e fattiva ‘autoefficacia percepita’. In alternativa o in alternanza alle sedute classiche ‘in presenza’, anche un approccio A Distanza (online, intendo via chat), previo consulto telefonico gratuito, potrebbe in tal caso essere valido per ristrutturare le parti immature e adolescenziali della Sua personalità ed eliminare dai suoi ‘meccanismi’ quei granelli che – per così dire – ne ostacolano il corretto e felice funzionamento in direzione della crescita personale e dello sviluppo adulto della Sua identità, oltre ogni psicopatologica insicurezza e disistima. Cordiali saluti.