Disturbo ossessivo, esiste davvero?

Sandra

Raccontare tutta la mia storia esternarvi quello che provo non sarà facile come credo non sia facile per nessuno, ma proverò a farlo nel migliore dei modi. Comincio con il darvi delle informazioni generiche ma anche necessarie. Sono una donna, e ho 35 anni. Parto dal passato, per arrivare al mio malessere attuale. Sono sempre stata una ragazza ansiosa durante tutto il corso della mia vita fino a oggi, sin da bambina ho sperimentato l'ansia e la paura nelle varie forme (esami universitari, partenze, pensieri negativi etc..), ma nonostante questo mi sono sempre reputata abbastanza solare, allegra e in linea generale una persona positiva. Durante l'infanzia e l'adolescenza potrei dire di non aver vissuto grandi traumi, ho vissuto una vita tranquilla, accerchiata dagli affetti più grandi, come quelli della mia famiglia, e dei miei amici. Ho avuto le mie soddisfazioni, il lavoro, la laurea, lo studio. Non ho mai navigato nell'oro, ma attraverso i sacrifici che ho fatto (insieme alla mia famiglia) posso dire di aver vissuto una vita abbastanza felice, insomma non con grandi sofferenze. Poi un giorno però, qualcosa è cambiato. Ero fidanzata con un ragazzo, con cui ho convissuto parecchi anni, e quando lui mi ha lasciata sono caduta in uno stato di ansia e di angoscia fortissimi, credetemi, quasi inspiegabili anche a me stessa. Posso dire che la tristezza provata per la fine della relazione non è durata moltissimo, oserei dire che ha avuto la sua durata fisiologica di 7/8 mesi. Il problema è però l'ansia con cui questa cosa mi ha lasciata. Ho cominciato con il soffrire di attacchi di panico fortissimi, tremori, nausea, sensazione di non respirare abbastanza.. quasi ogni giorno. Finché un giorno non ho cominciato a sperimentare il fastidiosissimo doc (poi diagnosticatomi in seguito dalla terapeuta che mi ha avuto in cura) di buttarmi dal balcone. È stato terribile, nella mia mente si faceva largo l'idea che avrei potuto farlo da un momento all'altro. La cosa che mi angosciava di più era che a me questa cosa faceva enormemente paura, e per evitarla ho cominciato a rimanere a casa il meno possibile. Facevo più ore a lavoro, rimanevo più tempo in giro. Insomma un calvario nel vero senso della parola. Dopo qualche tempo, quando il pensiero prendeva sempre di più piede nella mia testa, ho contattato una terapeuta (che io reputo la mia dottoressa del cuore) la quale mi ha tenuto in cura quasi due anni e che mi ha davvero aiutato molto. Mi ha spiegato che questi pensieri vengono elaborati da persone ansiose con la mania del controllo e che in sostanza non sono espressione di una volontà, bensì pensieri involontari su cui la mente si sofferma proprio perché ne abbiamo paura. Oggi la mia situazione è notevolmente migliorata, grazie a una vita più regolare, allo sport, alla dieta. Ma io sono tuttora scioccata che la mia mente in quel periodo abbia elaborato un pensiero del genere, e non vi nascondo che la paura di quel pensiero ce l'ho ancora, come se io cmq un giorno potrei attuare quel gesto, in una condizione di raptus o di non lucidità anche non volendo. Mi chiedo e vi chiedo com'è possibile che la nostra mente elabori un pensiero del genere e si fissi con quel pensiero per mesi se quel pensiero non è espressione di volontà? E ancora vi chiedo è possibile prima o poi arrivare a non pensarci più? A non dare più credito a questo tipo di pensieri? Io voglio vivere, il mio più grande desiderio è quello di vivere la mia vita appieno, con il mio compagno attuale (che mi sta accanto nei miei momenti ed è molto bravo a capirmi e ad ascoltarmi). Voglio continuare a realizzarmi, ad avere dei sogni, delle speranze, ma è come se questo pensiero obnubilasse tutto, è come se ci fosse un problema, anche se ammetto che le mie crisi di panico sono diminuite esponenzialmente e io sto male sempre meno frequentemente. Grazie

6 risposte degli esperti per questa domanda

Salve Sandra, certo che esiste ed è veramente molto impegnativo per chi lo soffre perchè impatta notevolmente sulla qualità di vita della persona. 

Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

Dott. Francesco Damiano Logiudice

Dott. Francesco Damiano Logiudice

Roma

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Concordo con la posizione della collega quando le ha detto che "questi pensieri vengono elaborati da persone ansiose con la mania del controllo e che in sostanza non sono espressione di una volontà, bensì pensieri involontari su cui la mente si sofferma proprio perché ne abbiamo paura". La paura di perdere il controllo è tipica di quelle persone che ne hanno troppo... E tale paura diventa paura di impazzire ( e fare gesti sbagliati). Quindi stia serena rispetto a questo pensiero.  Allo stesso tempo continui a lavorare sull'accettazione di quegli aspetti della vita che sfuggono al nostro potere e all' integrazione delle parti di se in ombra. Solo facendo pace, in maniera profonda con questi aspetti si giunge ad essere sereni nelle tempeste della vita. Cordiali saluti 

Buon giorno Sandra, sono felice per lei se dice che in questo momento le crisi di panico sono molto diminuite e lei si sente meglio, ma se ha avuto bisogno di parlare di sè e di descriversi in un modo così dettagliato, forse ci sono ancora delle domande importanti dentro di lei a cui ha bisogno di trovare una risposta. La psicoterapia serve proprio a questo e quindi secondo me dovrebbe chiamare la sua terapeuta e dirle che su alcuni punti ha ancora bisogno di lavorare. Perchè la terapia è durata due anni? Perchè lei stava meglio e non aveva più bisogno? Secondo il mio approccio relazionale, non c'è un tempo minimo stabilito per una psicoterapia, quindi è un percorso che va avanti finchè la persona ne sente il bisogno. Sono d'accordo con lei sul fatto che se il suo pensiero ossessivo era il "buttarsi dal balcone", ci potesse stare dentro un dolore molto forte e quindi anche una possibile volontà. Ma in questo momento è più importante che lei si concentri sul suo stare meglio, sulle crisi di panico diminuite in modo esponenziale e sul fatto che se lei ora sta meglio, non rischia in nessun modo di "buttarsi dal balcone"! Pensi ai suoi progressi, cerchi di capire se può avere bisogno di ricontattare la sua terapeuta e approfitti del suo compagno, per arricchire la sua vita di nuove esperienze insieme. si concentri di più sui suoi interessi, sulle esperienze che potete vivere insieme divertendovi un po' e cerchi di vivere le emozioni positive, che stanno dentro a queste esperienze. Approfitti il più possibile di questo suo stare meglio e potrebbe essere che, concentrandosi su questo, i suoi pensieri diventeranno sempre meno ossessivi, fino ad andarsene. Il pensiero ossessivo nasce perchè serve a coprire un dolore molto profondo e se lei ora sta meglio, significa che sta elaborando, un po' alla volta, questo dolore. In più pensi al fatto che se cercava in tutti i modi di evitare di stare di più in casa per non correre il rischio di "buttarsi", vuol dire che in lei era molto più forte il desiderio di aggrapparsi alla vita! Ed è questo quello che conta davvero.

Resto a disposizione per aiutarla a dipanare i fili con un colloquio, anche on line.

Arrivederci

Chiara Moretti

Dott.ssa Chiara Moretti

Dott.ssa Chiara Moretti

Venezia

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Gentile Sandra,

i pensieri ossessivi spesso sono una risposta utile per la nostra mente solo per nascondere a noi stessi una sofferenza  che ci appartiene.

Mi colpisce  quando dice che dopo 7/8 mesi non ha sentito più la tristezza ma ha iniziato a pensare cose che ancora oggi ritiene illogiche per lei, paradossali e contrarie per una persona che vuole essere libera e vitale, che vuole sognare e sperimentare ancora.

Ritengo pertanto giusto  ricominciare una terapia che possa iniziare con dei presupposti diversi e quindi più strutturati per una risoluzione del problema.

Dott.ssa Aida Faraone

Dott.ssa Aida Faraone

Palermo

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Buongiorno,
spero che lei attualmente si senta ulterioremente meglio.
Nei disturbi ossessivi, come nella maggior parte dei disagi, vi è un funzionamento chiaramente definibile tra la persona e il sintomo.
Nel suo caso, ad esempio, come lei stessa riconosce, ha attuato il chiaro tentativo di contenere l’ansia uscendo di casa, se da un lato questo è potuta sembrare una soluzione, dall’altra, ha rappresentato il cuore pulsante del problema: infatti, le ha creato una via di fuga da una paura a cui ha dato sempre più potere. Comprensibilmente anche i bambini, lasciati a se stessi, fuggono dal buio, e più lo fanno più al suo interno vi vedono dei mostri orribili. 

Lei ama la vita, moltissimo, non a caso il tema della sua paura risiede nella paura di perderla.

Io penso che lei debba esplorare la fiducia che ha in sè, tollerando l’idea che in tutti gli umani esiste un funzionamento ossessivo, tuttavia, nelle persone più inclini, attente ed analitiche è possibile che si instaurino meccanismi tali in maniera più radicale - che delle volte vanno semplicemente presi come tali.

Il mio consiglio è di esplorare le modalità con cui gestisce i suoi pensieri, in maniera anche giocosa e addirittura ironica con strumenti ad hoc. Stemperando queste paure e facendosi alleata dei suoi pensieri, poiché si ricordi che anche nelle acque più buie e profonde si può galleggiare, ma il suo obiettivo sarà addirittura quello di fare surf.

A disposizione 

dott. Maurilio Verdesca

Dott. Maurilio Verdesca

Dott. Maurilio Verdesca

Lecce

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Buongiorno Sandra,

partendo dalla mia formazione (psicoanalisitca) non parlerei di “espressione di volontà” bensì di rappresentazione sintomatica: il pensiero ossessivo di buttarsi dal balcone è una rappresentazione. In altre parole: significa qualcosa. Cosa può significare “buttarsi dal balcone”? Solo lei può scoprire cosa significa questa sua “rappresentazione” attraverso l’esplorazione del suo correlato inconscio. Ma tenga conto che si tratta di una rappresentazione e quindi non di realtà. È teatro, non c’è un’effettiva idea di buttarsi, anzi, se ci mettiamo un po’ di umorismo potrebbe essere il desiderio di buttare qualcun altro da quel balcone! Il desiderio non è mai azione, è un pensiero che a volte arriva per gioia, coronamento o rabbia, a seconda del vissuto emotivo. Si faccia aiutare ad esplorare questa sua idea di “buttarsi” o di “buttare”. Un caro saluto. Maria Concetta Pinto

Dott.ssa Maria (Concetta) Pinto

Dott.ssa Maria (Concetta) Pinto

Vicenza

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