Ho sofferto della mancanza della mamma e dentro di me ho tanta rabbia

debora

salve sono una mamma e moglie di 43 anni,sposata da 23 con una situazione familiare non facilissima,la mia mamma con la quale non ho mai avuto un buon rapporto da oltre due anni e' immobile a letto assistita da una persona,purtroppo abita in una parte della mia casa,questo mi sta' portando grande malessere in quanto essendo nata dopo tantissimi anni dalle mie sorelle i miei genitori quando sono nata erano anziani e non sono mai stata seguita come io avrei voluto,la mia mamma non e' stata mai presente ,non mi e' stata mai accanto ed io ho sempre sofferto di questo,ho sofferto della mancanza della mamma e dentro di me ho tanta rabbia e tanto dolore,dolore che mi porta a essere triste e spesso malinconica con attacchi di pianto immotivato.....

17 risposte degli esperti per questa domanda

salve non mi sembra che il suo sia un pianto immotivato visto che come lei stessa dice dentro ha "tanto dolore". Prendersi cura della madre malata e non piú autossufficiente è sicuramente pesante, non solo per il carico assistenziale ma amche per il carico psicologico: si trova nella situazione di prendersi cura di sua madre e questo forse le fa contattare tutto quel dolore e la rabbia di lei bambina che desiderava e necessitava le cure di una madre! forse questo è un buon momento per lei per elaborare tutto quel dolore magari con l'aiuto di un esperto , fare "pace" con sua madre per riuscire a salutarla serenamente e dare finalmente il giusto ascolto alla sua rabbia e al dolore. Un caro saluto.
Cara Debora, inizi la tua lettera presentandoti prima come mamma e poi come moglie, per poi passare al tuo ruolo di figlia. Ma Debora "donna" dov'è? Chi è? Ti sei sposata molto giovane, quanto spazio hai dedicato a te stessa nella tua vita? Quanto ti conosci davvero? Sicuramente la situazione che descrivi è difficile da gestire nel tempo e l'essersi sentita trascurata complica le cose, ma non è fuori di te che puoi trovare l'approvazione e il sostegno che cerchi. Cerca dentro di te la forza per accettare la tua storia senza giudizio, ringraziando la tua mamma per averti comunque dato la vita e cancella l'aspettativa di essere vista e riconosciuta diversamente da lei. Sei tu in questo momento che puoi amare te stessa, prima di tutto imparando a sentire cosa davvero vuoi e a lottare con forza per ottenerlo. Finchè penseremo di essere vittime di un destino ingiusto saremo davvero pilotati dagli eventi. Se al contrario accettiamo l'idea che la forza che cerchiamo all'esterno è in realtà dentro di noi, potremo iniziare a vedere come le esperienze che ci accadono nella vita sono quelle che ci occorrono per crescere, per poter manifestare ciò che siamo al meglio. Lascia che la rabbia si manifesti in tutta la sua potenza, non reprimerla, ma usala trasformandola in una grande alleata: una grande forza creatrice per affermare te stessa. Un caro saluto.
Gentile Debora, dalle parole che dici mi sembra che la difficile situazione con la mamma fa emergere in te sentimenti ambivalenti; da una parte ti senti di fare il tuo "dovere" di figlia stando vicino alla mamma malata e dall'altra provi il rammarico e la rabbia per tutto ciò che ti è mancato nel rapporto con la mamma. ora infatti ti trovi a dare affetto e assistenza ad una mamma che non ti ha mai dato l'affetto e l'"assistenza psicologica" di cui all'epoca avevi bisogno.credo che la rabbia derivi anche da questo. va anche detto che è perfettamente comprensibile. la malattia della mamma ti costringe infatti a ripercorrere e rielaborare il tuo rapporto con lei ed è per questo che emergono tanti sentimenti diversi e contrastanti. Spero che queste poche parole possano renderti un pò più sopportabile e comprensibile la tua situazione.
 Stefano Falcini

Stefano Falcini

Pistoia

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Buongiorno gentile Debora, nel suo scritto emerge con chiarezza tutta la sua sofferenza e il suo disorientamento, nello stesso tempo non riscontro rabbia, piuttosto si evidenzia uno stato di conflitto verso le sue emozioni e la realtà del fatto che sua madre è ora bisognosa di cure e di attenzioni. Lei ha una grande opportunità esistenziale e psicologica proprio dettata dal suo attuale convivere con la sua anziana madre, ed è quella di poter recuperare il rapporto con lei superando e trasformando il passato per giungere a perdonare sua madre. I genitori fanno quello che possono e che sanno fare con quello che hanno e con le capacità e con i valori che li caratterizzano, questo dovrebbe essere - ad un certo punto dell’individuazione da figli in adulti - il pensiero che fa crescere psicologicamente i figli e permette loro di formarsi una famiglia propria. Se sente che da sola non riesce a giungere alla conclusione da me posta, credo sia necessario per Lei intraprendere un percorso psicoterapeutico di tipo psicodinamico per lavorare ed elaborare le sue intense dinamiche di figlia rimasta psicologicamente legata al rancore per ciò che non ha ricevuto. Cordialmente
Cara Debora, purtroppo i problemi che ci sono stati nella relazione con i nostri genitori, ce li portiamo dietro, creano ambivalenza e continuano a condizionare le nostre relazioni adulte. Quando ci sono state delle difficoltà, come lei segnala, è necessario che siano elaborate. Perché non prova a rivolgersi al Centro di Consultazione del Centro Fiorentino di Psicoanalisi? Le consultazioni costano veramente poco, le incollo i riferimenti della responsabile: Responsabile del Servizio informazione e consultazione Teresa Lorito Per contatti teresa.lorito@spiweb.it 333 5664329 (dalle 8 alle 10 dal lunedì al venerdì) Resto a disposizione per ulteriori informazioni.
Gentile Signora, immagino e capisco la sua rabbia per non essersi sentita sufficientemente seguita da sua madre quando era piccola, sebbene non ne spieghi le motivazioni (dice solo che i suoi genitori erano già anziani quando lei è nata). Adesso sua madre è inferma e vive in una parte della sua casa, pertanto questa situazione la fa confrontare quotidianamente con la sofferenza di lei, ma nello stesso tempo fa fatica a gestire la rabbia che prova nei suoi confronti. Dentro di lei probabilmente sono presenti emozioni contrastanti che la portano sentirsi triste e ad avere attacchi di pianto, che però non sono "immotivati", o almeno lo sono soltanto apparentemente, ma sono originati proprio dall'ambiguità emotiva che sta vivendo. Potrebbe esserle utile rivolgersi ad un professionista per approfondire il suo vissuto e diventare consapevole di ciò che le sta accadendo a livello emotivo, in modo da imparare a gestire meglio tale situazione che le sta creando disagio. Qualora decidesse in tal senso, mi rendo disponibile ad essere contattata. La saluto cordialmente.
Dott.ssa Irina Boscagli

Dott.ssa Irina Boscagli

Firenze

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Cara Debora capisco la sua sofferenza e le sue crisi di pianto, la difficoltà nel seguire una persona inferma; mi chiedo che tipo di aiuto le stanno dando le sue sorelle e che tipo di rapporto ci sia con loro. A parte sua madre che tipo di relazioni ha con altre persone care, ha altri tipi di sostegno? Come trascorre la sua vita? Se avesse bisogno di un consulto mi può chiamare
Cara Debora, hai ragione a sentirti arrabbiata. Oltre al danno adesso anche la beffa: per motivi che solo la vita può spiegare hai avuto delle carenze affettive e ora sei proprio tu a doverti occupare di chi non ha saputo prendersi cura di te nel modo più efficace e adeguato possibile. Mi chiedo perchè proprio tu ti sia fatta carico di una situazione così pesante e non abbia chiesto aiuto alle tue sorelle per farvi fronte. Non sarebbe giusto abbandonare tua madre a se stessa, nemmeno lei ha potuto fare di più per te probabilmente. Tuttavia chiedere un aiuto e provare a pensare di trasferirla a casa di una delle tue sorelle potrebbe essere un buon modo per alleggerirti emotivamente. Se questo non fosse possibile proverei a rivolgermi ad uno psicologo della tua zona, così potresti provare a tirare fuori la rabbia e gestirla, rendendo la situazione più sopportabile e vivendo una vita più serena. In bocca al lupo!
Dott.ssa Gloria Baisini

Dott.ssa Gloria Baisini

Brescia

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Buongiorno Debora, gli elementi che mi fornisce non sono sufficienti ad una risposta esauriente: proverò tuttavia ad individuarne alcuni che a mio avviso risultano importanti - e da Lei già individuati-. - Circa il risentimento, "non mi è stata mai accanto", ciò rimanda a tanti aspetti tra i quali un mancato affiancamento nei momenti di bisogno soprattutto - nel suo caso - con carenza di tipo affettivo -carezze,comprensione, ascolto, consigli- o eventualmente materiale. - In merito all'aspetto generazionale, bisogna tenere in conto che ogni generazione ha un modo peculiare di esprimersi e atteggiarsi. Infatti il modo di rapportarsi dei genitori di oggi è molto diverso da quello delle generazioni precedenti (la diversità tra Lei madre giovane e sua madre anziana penso ne sia una testimonianza). Tale passaggio generazionale porta con se' -il più delle volte- una sofferenza, esito del riadattamento alla situazione presente, e ciò comporta anche sacrificare qualcosa di se' stessi. -Quanto alla malinconia e dagli attacchi di pianto, essi non risultano immotivati; Lei in modo molto illuminante ne ha individuato i motivi tra cui, rabbia, dolore, sofferenza: tutti elementi della storia che si trascina alle spalle. -Sul modo di affrontare e gestire in concreto la situazione, potrà esserle utile rivolgersi ad uno Psicologo in zona, che potrà fornirle il giusto apporto. Cordiali saluti.
Gentile Debora, la sua mamma ora è là, immobile a letto e presente nella sua casa e nella sua psiche, e le rende attuali antichi conflitti, con il loro carico di sofferenza. Una sofferenza fatta di rabbia per il mancato accudimento e un senso d’ingiustizia nei confronti delle sue sorelle. La sua mamma c'è ancora e chiede aiuto e attenzioni, come forse lei faceva da bambina. Credo sia arrivato per lei il momento di cercare uno spazio suo, presso uno psicoterapeuta che la aiuti a sviscerare questi suoi sentimenti ed emozioni e cercare una luce e quell'affetto che indubbiamente nutre nei confronti della mamma. Faccia presto, perché nella sciagura ipotesi che sua mamma possa lasciarla, il dolore per la mancata pacificazione dentro e fuori di sé, potrebbe diventare ancora più lacerante. Coraggio.
Dott.ssa Mirella Caruso

Dott.ssa Mirella Caruso

Roma

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cara Debora, lei si trova a dover gestire una situazione davvero complicata e paradossale; aldilà di ogni comprensibile dolore per la malattia di sua madre lei è ora costretta a prendersi cura di chi le ha fatto sempre mancare le cure desiderate. questo può suscitare sentimenti molto complessi, difficili da sopportare e fortemente ambivalenti tra loro. Non potrebbe condividere con le sue sorelle maggiori il peso della situazione, delegare forse a loro una parte? questo forse potrebbe aiutarla un poco. Se poi lo ritenesse utile per sé e ne sentisse il bisogno potrebbe anche fare dei colloqui di sostegno, che la accompagnino in questo difficile periodo in cui si riattiveranno tutta una serie di elementi sopiti e dove forse vecchie e nuove ferite potrebbero tornare a sanguinare. Le faccio il mio migliore in bocca al lupo per tutto Un caro saluto
Cara Deborah, tutto ciò che viviamo nell’infanzia (soprattutto con i nostri genitori) ci fa strada nel nostro futuro e si ripercuote sulle nostre relazioni. Il Suo antico dolore per la mancanza delle ‘cure materne’ sta riemergendo con forza in Lei e ciò è molto comprensibile!! Deve aver sofferto tantissimo quando desiderava la vicinanza (fisica - affettiva e psicologica) di Sua madre ed invece - ogni volta - ne riscontrava l’assenza. Tutto questo oggi riemerge proprio nel momento in cui è Lei Deborah che deve accudire Sua madre e tutto ciò - oltre a farLe rivivere il dolore - la fa sentire anche rabbiosa e rancorosa. Ha atteso anche troppo per prendersi cura di se stessa poiché certi dolori andavano elaborati molto prima!! Ma non è mai troppo tardi!! Cerchi di analizzare ora le Sue antiche sofferenze e rancori verso Sua madre ma, fare questo percorso da sola, non credo che Le sia facile, pertanto Le consiglio di rivolgersi ad uno specialista psicologo per potersi finalmente riconciliare con una figura materna benigna e poterla salutare - nella realtà - con minor senso di rabbia. Con i miei auguri La saluto cordialmente
cara Debora, ti consiglio comunque di abbandonare i rimorsi e di stare vicino a tua madre per la pace tua e sua. Cordiali saluti,
Gentile utente, la situazione ed il passato che descrive sono certamente tristi. Ritengo che abbia bisognbo di un sostegno psicoterapeutico per superare il passato e affrontare meglio il presente. Molti indirizzi terapeutici potrebbero aiutarla anche se a mio parere la Gestalt potrebbe essere particolarmente utile nel suo caso. Cordiali saluti
Dott.ssa Valentina Sciubba

Dott.ssa Valentina Sciubba

Roma

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Cara Debora, comprendo la sua situazione e la sua rabbia. E' giunto il momento che questa emozione possa trovare adeguati canali di espressione per evitare che si accumuli dentro di lei. Esistono modi e vie efficaci per farlo. Spero possa trovare adeguato sostegno. Cari saluti,
Dott.ssa Annalisa Sammaciccio

Dott.ssa Annalisa Sammaciccio

Padova

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Salve Debora capisco il suo sconforto. Quello che può fare adesso è farsi aiutare a recuperare la figura di sua madre e portare con sè le parti buone oltre alla comprensione di ciò che non le è piaciuto e di ciò che non è andato bene. Mi faccia sapere
Cara Debora, comprendo il suo dolore per non avere avuto una mamma che non le ha dato affetto, sicurezza e considerazione come figlia e come persona. Capisco anche il malessere e il fastidio che prova per la presenza di una madre ammalata: con una mamma ammalata i figli perdono la speranza che, il proprio genitore, trovi o ritrovi le modalità per svolgere il naturale compito di manifestare l’affetto, la considerazione, la protezione e la vicinanza emotiva. Nel suo caso, Debora, la malattia di sua madre riapre il vortice della “ solitudine” e dell’ “abbandono” per la mancanze di “ cure” genitoriali nell’infanzia e in adolescenza. In altre parole, da adulta porta ancora con sé la rabbia, la tristezza e il dolore per non “essere amata”, stata amata, vissuti che si esprimono attraverso la malinconia e con attacchi di pianto immotivato perché una “bambina sola” si sente vuota e disperata. Cordiali saluti
Dott.ssa Maria Zampiron

Dott.ssa Maria Zampiron

Padova

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